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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    24/10/2019

    Broncio

    Filed under: — JE6 @ 12:46

    Credo che ognuno abbia delle frasi che si porta dentro come dei mantra, come delle guide, dei punti fermi che ti ricordano non tanto come dovresti, ma come vorresti stare al mondo. Io ne ho un paio, una qui oggi non c’entra, non ha rilevanza – magari un’altra volta – ma l’altra, quella sì, in questo periodo ci penso spesso.

    L’ha scritta Robert Musil, e dice “non si può fare il broncio ai propri tempi senza riportarne danno“. Ci penso spesso perché altrettanto spesso mi sento borbottare contro questo o quell’aspetto del tempo che vivo, una volta la classe politica e l’altra il calcio e l’altra ancora la pizza o una cosa così, a caso, a seconda dell’umore, di cosa ha appena passato Sky, delle congiunzioni astrali. Allora mi ripeto la frase di Musil, cioè vado a leggermela nelle note del telefono e poi mi ci arrovello un po’ sopra perché se da una parte inorridisco all’idea di fare il ginobartali dall’altra non mi va nemmeno di accettare tutto nel nome del “i tempi sono questi e quindi va bene così” e non trovo mai un punto di equilibrio, non so se questo punto esiste per chi ha passato una certa età, so che ci sono periodi che è tutto un forzarsi a non ridursi a un Michael Douglas di periferia con i capelli scarmigliati e la lente dell’occhiale incrinata e un mitra in mano che non ha nemmeno voglia di dire odio tutti come un qualsiasi sedicenne, lo sa e lo sente e non vorrebbe che fosse così.

    11/10/2019

    Kefiah

    Filed under: — JE6 @ 10:59

    Ieri sera parlavo con un amico che diceva mi vergogno di essere occidentale, guarda cosa succede ai curdi e nessuno che dice, che fa niente e mentre gli rispondevo fai mente locale e conta quanta gente conosci che potrebbe dirti almeno dove sta il Kurdistan mi sono venuti in mente i tempi delle superiori quando almeno una volta al mese c’era una manifestazione per la Palestina e tanti ragazzi portavano la kefiah e tutti sapevano chi era Arafat – non che questo abbia impedito tragedie e massacri a volontà, non che quei ragazzi fossero degli esperti di politica mediorientale e sapessero elencare e confrontare in modo ragionato e possibilmente obiettivo le ragioni degli uni e degli altri ma almeno c’era una sorta di consapevolezza basata su una sorta di conoscenza o almeno così mi pare di ricordare adesso che sono passati tanti anni da quei cortei e da quelle ore davanti al telegiornale e a volte penso che sì, davvero è tutta una questione di marketing, di comunicazione, che è un pensiero che mi imbarazza per la sua pochezza e superficialità al punto da darmi fastidio da solo, e però.