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31/10/2006
Carlo Annese ha ripreso su Quasirete il post di questa mattina su Valentino Rossi e sui suoi cantori. Nell’introduzione, Carlo scrive: “Squonk se la prende con i cantori dell’eroe che si costernano in eccesso o a comanda. C’è chi ci chiamava pennivendoli, ma il concetto non è poi tanto diverso.” Ho pensato di non essermi spiegato bene, così ho lasciato da quelle parti un commento che, ottimizzando tempi e sforzi, riporto pari pari qui sotto. Adesso, spero di essermi fatto capire.
Carlo, permettimi un chiarimento che ritengo importante – per quanto possa essere considerata importante la materia. Non ho parlato di costernazione a comando. In eccesso sì, a comando no. Ci tengo, perchè – da normalissimo lettore e telespettatore – almeno nel caso specifico non ho alcun sospetto sulla “moralità” delle persone che ho citato, mentre tu invece scrivi “C’è chi ci chiamava pennivendoli, ma il concetto non è poi tanto diverso.”
Per dire, a me Meda e Reggiani piacciono molto, mi fanno ridere quando cialtroneggiano, non esagerano in tecnicismi, si rivolgono alla grande e molto particolare famiglia dei bikers senza però escludere quelli che le moto le vedono soltanto in televisione. Le gare della 125 e della 250 me le godo proprio.
Sono invece infastidito dal culto della personalità, che ha trovato in Rossi un oggetto/soggetto a volte consenziente e a volte indifferente. Il culto della personalità che poi porta qualcuno a commentare (completamente fuori luogo, come tu hai fatto notare) “Rossi è meglio di Biaggi anche se ha perso, lui è un eroe è l’altro è un mediocre, cicca cicca”. Tutto qui, solo una questione di senso della misura, che renderebbe tutto e tutti più umani, più gradevoli, più “vicini” – anche quel presunto automa di Daniel Pedrosa. Ciao, e grazie.
Quasirete
D’accordo, Life on the street era ambientato a Baltimora, ma non stiamo a sottilizzare. Il photoset di San Francisco, se avete tempo da perdere, lo trovate qui.
Flickr
A me, Valentino Rossi non è mai stato simpatico. Una cosa di pelle, in primo luogo; e poi: è venuto dopo Biaggi, e a me Biaggi piaceva, e lui era più forte di Biaggi – insomma, ci siamo capiti.
Leggendo questa intervista di Benedetto Ferrara all’ex campione del mondo, però, mi è apparso un Rossi diverso, un Rossi alla Jessica Rabbit: non sono così, ma mi disegnano così. Ho pensato che il problema non è Rossi, il problema sono i GuidiMeda, i LorisReggiani, i BenedettiFerrara che iniziano le interviste facendo i cantori dell’eroe [1], il problema siamo noi che diamo retta a questa gente che ha perso – se mai l’ha avuto – il senso della misura e rende insopportabile un grande campione nascondendolo dietro il fumo dell’incenso. Quando ho saputo che Rossi era caduto, ho sorriso: non per lui, che mi sembra davvero uno con il quale si potrebbe tranquillamente bere una birra [2] in un pub di Abingdon Road [3], ma pensando ai GuidiMeda, e alle loro improbabili costernazioni. Valentino, non è colpa tua, lo so.
Repubblica.it
[1] Per intenderci: “Ha occhi dolci e mani elettriche. L’angelo caduto in curva dice che la vita non è un fumetto, il destino non è di carta e allora può capitare che se ci sbatti contro rimbalzi e vai fuori, oltre quella pista che pensavi tua e solo tua per sempre”.
[2] Non una Nastro Azzurro, però. Una London Pride, magari. Offro io, giuro.
[3] Mi dicono che ha preso casa da quelle parti perchè lo conoscono in pochi e non gli rompono le scatole. Una via dove 50 metri quadri costano quasi mezzo milione di sterline. Magari la pinta me la offre lui.
30/10/2006
Non so se ricordate il periodo in cui praticamente chiunque scriveva un post elencando le sue 31 songs, sulla scia del libro di Nick Hornby. Adesso che Luca Condor Sofri se ne esce con “Playlist – 2556 canzoni di cui non potete fare a meno“, temo l’Armageddon.
Amazon, diaBLOgando (?!?)
Avevo scritto un sapido e ironico post commentando la palese inutilità della pubblicazione della mappa degli autovelox mobili ai fini della sicurezza stradale, dando per scontato che la mappa stessa avrebbe fornito informazioni passabilmente dettagliate – chessò, A4 al Km. 33 in direzione Bergamo, o cose del genere.
Poi ho aperto il pdf relativo alla Lombardia, e ho appreso che oggi la Polizia Stradale ha piazzato o piazzerà, lungo l’intero tratto lombardo della A4, un autovelox mobile in provincia di Milano e uno in provincia di Bergamo. Ergo, la Polstrada mi dice “guarda che in circa 160-170 chilometri potresti imbatterti in uno di questi simpatici aggeggi: mi raccomando, rallenta”. Così ho cancellato il post precedente, per scrivere questo che state leggendo, volutamente più neutro: perchè di fronte al genio io rimango senza parole, non so voi.
Repubblica.it
27/10/2006
Nonostante il sole, il cielo azzurro, il caldo, i colori dei boschi, qui si sta pensando a Natale. E’ che conosciamo troppo bene i nostri polli, ecco.
In altre parole, è partita l’operazione Post sotto l’albero, edizione 2006.
26/10/2006
Non è proprio vero, qualche parola riesco a dirla e a leggerla. Ma devo assolutamente rinfrescare il mio tedesco, se non voglio trovarmi un’altra volta a ordinare quella che credo essere la versione locale di ciò che noi volgarmente chiamiamo wurstel e trovarmi a mangiare carne cruda con burro e cipolle (tutto molto bu0no, comunque).
Uno passa la vita a tirarsela da originale e alternativo e controcorrente, poi si trova in una città sconosciuta senza uno straccio di cartina e di preparazione, e quando il taxi lo lascia in un punto indefinito della città stessa non fa altro che l’unica cosa sensata: cerca le luci più brillanti e cerca la gente – scoprendo così che le persone si assembrano (spesso; non sempre: ma abbastanza spesso) dove vale la pena assembrarsi, dove c’è qualcosa di bello da vedere, di interessante da fare. Le pecore sono meno stupide di quanto non si creda.
25/10/2006
Augustiner Strasse. Il negozio della Lavazza, una vetrina fatta di tazzine, vassoi, cucchiaini, accessori vari. Una vetrina solo per il caffè. Come se a Milano ci fosse, non so, un negozio monomarca della Paulaner – che, a pensarci bene, non sarebbe mica una brutta idea: anyone interested?
Ora, il melting pot uno se lo aspetta – chesso’ – a New York. Invece arriva a Mainz, la Magonza di Giovannino Gutemberg, con la sua Altstadt pedonale, l’acciottolato, le piste ciclabili, le case del Sei e del Settecento, le chiatte silenziose sul Reno, le luci basse che lasciano sfavillare il Duomo, ed è tutta una teoria di chinese bistro, pizzeria pepè, doner kebap, bistrorante l’angolo [1]. Tassisti italiani, turchi, magrebini. Viene quasi voglia di incontrare uno skinhead.
[1] Ve la ricordate l’immortale rubrica di Cuore, “Botteghe oscure”? Ecco. Cristosanto, ci facciamo sempre riconoscere.
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