Home Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla. (Gabriel Garcia Marquez)
Vede, caro Borgognoni (piacere di averla qui): ho l’impressione che se non fosse per i Greetings, e soprattutto per le Tappe Forzate – per le quali ringrazio pubblicamente la mia adorata compagna di viaggio Tengi -, questo blog avrebbe già esalato l’ultimo respiro. Non sta andando da nessuna parte, ha sempre meno da dire. Come il titolare. E c’è pure un’altra cosa: nove volte su dieci, di ‘sti tempi, quando mi viene un’idea per buttar giù due righe mi dico “mah, meglio di no”. Capisce? Vale la pena?
Non mi si sciolga in un laghetto di lacrime, suvvia.
Però devo dire che a volte anch’io… forse perché amiamo i colpi di teatro, chissà.
Si riguardi e riguardi anche al blog.
Sir, a parte i Greetings (e poi, perché “a parte”? Fanno parte del blog, e non da ora) e le Tappe Forzate (che non si sogni nemmeno di mollarle qui) e i cinque birilli (che vabbè, sono altrove e languiscono da un po’), ci sono le “piccole storie senza futuro” (la signora B., ad esempio, ma non solo) e certi pensieri mattutini e…
Non bisogna scrivere per forza, è vero, ma non mi sembra che qui il tracciato sia piatto.
Ci sono i racconti, quelli che almeno a me danno un’idea della Milano dei milanesi.
E anche alcune posizioni politiche interessanti, nel senso che mi fanno ragionare.
Nell’eventualità si fosse rotto, la pregherei di evitare due mode
1) dare la password a tutti
2) smettere e poi ricicciare tra un anno, ‘che non ne ho mai visto uno che valesse la pena rileggere
tu mi insegni che il blog non deve andare da nessuna parte, più o meno come noi.
e astenersi da certi post può fare un gran bene: igiene è eliminare l’inutile e il dannoso.
Amico mio, che noi non si debba andare da nessuna parte è opinabile. Che non si sappia dove cazzo andare è un altro discorso. Il blog, che è nostra creatura, si adegua alle nostre stasi ed ai nostri scarti. La considerazione sull’inutilità del presente post mi trova d’accordo: ma lo si prenda (il post, dico) come uno sfogo, uno sputo per terra, un sospiro mezzo scorato.
si, capisco. Anche se ho l’impressione che la direzione ce la inventiamo a posteriori, la proiettiamo indietro dal punto in cui siamo tracciando una linea di fortuna e dando un ordine, un significato a ciò che non ne sa niente e che in definitiva è pure diverso da quanto a suo tempo preventivato (il problema visto altrimenti pare sia: che i significati stanno solo nel linguaggio non nelle cose del mondo – mela, cane, me stesso. Ma senza linguaggio – senza scriverne, quindi – niente cose, mele, cani, me stessi e nemmeno il mondo dei loro significati. Situazione molto scomoda non a caso). E ho anche l’impressione che non possiamo farne a meno, nè di farci domande senza risposta nè di darci risposte ad hoc. Certo di non esserti stato di alcuna utilità mi levo prestamente dai piedi. (la “considerazione” era riferita alle cose dette in # 2 non al presente…)
Egregio (ma mi piace di più “gentile”) Sig. Squonk,
Lo sconforto di primo autunno prende tutti, prima o poi.
Se a questo aggiungiamo che il clima economico e politico spinge molti di noi a rinchiuderci nel guscio come delle lumache e sperare di addormentarci per risvegliarci dopo il ritorno di un mondo più umano ed educato, trovo comprensibile il suo sfogo e il suo sentire.
Che tale sentire non corrisponda per nulla all’effetto che i suoi post, quasi tutti (quel “quasi” è mera piaggeria, visto il suo malumore di questo periodo), provocano nei suoi lettori è fatto altrettanto incontestabile.
D’altra parte non c’è manuale di medicina o di psichiatria che obblighi alcuno a postare con una determinata frequenza, perciò ritengo che lei possa decidere a suo agio di postare quando ritiene di avere qualcosa da dire, e non postare quando invece avviene il contrario. I suoi estimatori capiranno, mi creda.
Carissimo Sir,
io consiglierei d’usare il vecchio rimedio della modalità “slow blog”, scrivendo in maniera più intermittente e altrove, anche senza pubblicarlo online. Son tempi duri: il tempo “contratto” e la crisi di significati forse presuppone respiri e ritmi diversi, specie nell’uso di un personal media.
Per la direzione da seguire l’unica cosa che mi viene in mente è una scena di un film di Rossellini: c’erano dei frati che avevano chiesto a san Francesco verso quale parte del mondo dovessero dirigersi. San Francesco li aveva fatti roteare su stessi fino a fargli perdere l’equilibrio e cadere per terra. La direzione da seguire era quella in cui si erano ritrovati dopo aver perso il senso di dove fossero.
(fuori dai denti: non mi faccia scherzi, non mi facci)
Io credo di sentirmi un po’come lei: non è che un blog debba per forza andare da qualche parte, è il contrasto fra ciò che si scrive oggi e quello che che si era scritto anni fa che pesa: perché è un contrasto fra ciò che si era e ciò che si è. Io cerco di andare avanti, pensando che chiudere sarebbe un po’un segno di resa, e dimostrerebbe che il momento difficile non è un momento. Ma non sempre è facile.
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October 21st, 2008 at 13:54
Uè, non scherziamo, Sir.
October 21st, 2008 at 14:04
Vede, caro Borgognoni (piacere di averla qui): ho l’impressione che se non fosse per i Greetings, e soprattutto per le Tappe Forzate – per le quali ringrazio pubblicamente la mia adorata compagna di viaggio Tengi -, questo blog avrebbe già esalato l’ultimo respiro. Non sta andando da nessuna parte, ha sempre meno da dire. Come il titolare. E c’è pure un’altra cosa: nove volte su dieci, di ‘sti tempi, quando mi viene un’idea per buttar giù due righe mi dico “mah, meglio di no”. Capisce? Vale la pena?
October 21st, 2008 at 14:28
Non mi si sciolga in un laghetto di lacrime, suvvia.
Però devo dire che a volte anch’io… forse perché amiamo i colpi di teatro, chissà.
Si riguardi e riguardi anche al blog.
October 21st, 2008 at 14:43
Sir, a parte i Greetings (e poi, perché “a parte”? Fanno parte del blog, e non da ora) e le Tappe Forzate (che non si sogni nemmeno di mollarle qui) e i cinque birilli (che vabbè, sono altrove e languiscono da un po’), ci sono le “piccole storie senza futuro” (la signora B., ad esempio, ma non solo) e certi pensieri mattutini e…
Non bisogna scrivere per forza, è vero, ma non mi sembra che qui il tracciato sia piatto.
October 21st, 2008 at 14:58
Sir, parla lui per me (noi?):
“…rest your head
you worry too much
it’s going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don’t give up
please don’t give up…”
su… (ma non sarà l’effetto del rientro da LV?)
October 21st, 2008 at 15:41
Ci sono i racconti, quelli che almeno a me danno un’idea della Milano dei milanesi.
E anche alcune posizioni politiche interessanti, nel senso che mi fanno ragionare.
Nell’eventualità si fosse rotto, la pregherei di evitare due mode
1) dare la password a tutti
2) smettere e poi ricicciare tra un anno, ‘che non ne ho mai visto uno che valesse la pena rileggere
October 21st, 2008 at 16:22
tu mi insegni che il blog non deve andare da nessuna parte, più o meno come noi.
e astenersi da certi post può fare un gran bene: igiene è eliminare l’inutile e il dannoso.
October 21st, 2008 at 16:42
Amico mio, che noi non si debba andare da nessuna parte è opinabile. Che non si sappia dove cazzo andare è un altro discorso. Il blog, che è nostra creatura, si adegua alle nostre stasi ed ai nostri scarti. La considerazione sull’inutilità del presente post mi trova d’accordo: ma lo si prenda (il post, dico) come uno sfogo, uno sputo per terra, un sospiro mezzo scorato.
October 21st, 2008 at 17:11
per me, basta che Lei si palesi in qualche modo e son contento – anche i messaggi di Friendfeed vanno bene, per dire.
October 21st, 2008 at 19:12
si, capisco. Anche se ho l’impressione che la direzione ce la inventiamo a posteriori, la proiettiamo indietro dal punto in cui siamo tracciando una linea di fortuna e dando un ordine, un significato a ciò che non ne sa niente e che in definitiva è pure diverso da quanto a suo tempo preventivato (il problema visto altrimenti pare sia: che i significati stanno solo nel linguaggio non nelle cose del mondo – mela, cane, me stesso. Ma senza linguaggio – senza scriverne, quindi – niente cose, mele, cani, me stessi e nemmeno il mondo dei loro significati. Situazione molto scomoda non a caso). E ho anche l’impressione che non possiamo farne a meno, nè di farci domande senza risposta nè di darci risposte ad hoc. Certo di non esserti stato di alcuna utilità mi levo prestamente dai piedi. (la “considerazione” era riferita alle cose dette in # 2 non al presente…)
October 22nd, 2008 at 00:27
Egregio (ma mi piace di più “gentile”) Sig. Squonk,
Lo sconforto di primo autunno prende tutti, prima o poi.
Se a questo aggiungiamo che il clima economico e politico spinge molti di noi a rinchiuderci nel guscio come delle lumache e sperare di addormentarci per risvegliarci dopo il ritorno di un mondo più umano ed educato, trovo comprensibile il suo sfogo e il suo sentire.
Che tale sentire non corrisponda per nulla all’effetto che i suoi post, quasi tutti (quel “quasi” è mera piaggeria, visto il suo malumore di questo periodo), provocano nei suoi lettori è fatto altrettanto incontestabile.
D’altra parte non c’è manuale di medicina o di psichiatria che obblighi alcuno a postare con una determinata frequenza, perciò ritengo che lei possa decidere a suo agio di postare quando ritiene di avere qualcosa da dire, e non postare quando invece avviene il contrario. I suoi estimatori capiranno, mi creda.
October 22nd, 2008 at 00:36
Carissimo Sir,
io consiglierei d’usare il vecchio rimedio della modalità “slow blog”, scrivendo in maniera più intermittente e altrove, anche senza pubblicarlo online. Son tempi duri: il tempo “contratto” e la crisi di significati forse presuppone respiri e ritmi diversi, specie nell’uso di un personal media.
Per la direzione da seguire l’unica cosa che mi viene in mente è una scena di un film di Rossellini: c’erano dei frati che avevano chiesto a san Francesco verso quale parte del mondo dovessero dirigersi. San Francesco li aveva fatti roteare su stessi fino a fargli perdere l’equilibrio e cadere per terra. La direzione da seguire era quella in cui si erano ritrovati dopo aver perso il senso di dove fossero.
(fuori dai denti: non mi faccia scherzi, non mi facci)
October 29th, 2008 at 21:46
Io credo di sentirmi un po’come lei: non è che un blog debba per forza andare da qualche parte, è il contrasto fra ciò che si scrive oggi e quello che che si era scritto anni fa che pesa: perché è un contrasto fra ciò che si era e ciò che si è. Io cerco di andare avanti, pensando che chiudere sarebbe un po’un segno di resa, e dimostrerebbe che il momento difficile non è un momento. Ma non sempre è facile.