Il motore della vita
Un paio di anni fa, più o meno in contemporanea con quello che sarebbe stato il suo ultimo rinnovo della patente, il mi’ babbo andò a farsi un giro all’agenzia di assicurazioni che lo seguiva da una vita. “Li ho fatti ridere,” mi raccontò dopo “quando gli ho detto che negli ultimi anni avevo fatto più chilometri a piedi che alla guida. A dire il vero ho riso anch’io”. Poi è arrivata la pandemia e i chilometri – quelli dietro al volante, voglio dire – si sono ridotti ancora fino praticamente ad azzerarsi. E così ha fatto abbastanza serenamente scadere la patente, per non pensarci più. Questa mattina è arrivato il mezzo che ha caricato la sua vecchia Punto, ancora in ottime condizioni perché ovviamente l’ha tenuta con cura senza alcuna mania, sono state firmate quattro carte e poi siamo rimasti lì qualche minuto mentre la sua auto veniva portata alla demolizione. “Dai, è solo una macchina,” verrebbe da dire. E un po’ è vero, se non fosse che il mi’ babbo ha iniziato a guidare settantuno anni fa e che lui aveva un dono di natura per qualunque aggeggio a motore: non aveva studiato, non aveva fatto apprendistato da un meccanico – soggetto ovviamente sconosciuto nelle colline nuragiche dalle quali era venuto via nel 1951 – ma bastava un motore a scoppio e lui era nel suo. Camion, autoblindo, jeep, e la Guzzi 500 sulla quale avrebbe passato più o meno dodici ore al giorno per più o meno quindici anni. I motori, questa è una cosa che ho realizzato solo moltissimo tempo dopo, un po’ per caso e un po’ per sua scelta lo avevano reso adulto e libero. E oggi era un po’ così, malinconico: stellina.
February 3rd, 2022 at 18:41
Anche se risulto ripetermi… Complimenti per il Blog…
Io sono della convinzione che spesso le storie si ripetono….