Tempo perso
L’abbiamo visto tutti un film nel quale, per impedire la diffusione di una notizia, per nasconderla agli occhi di qualcuno c’è un signore che inizia un affannoso giro delle edicole della città, mi dia tutte le copie che ha di tutti i quotidiani che vende, ehi lei, sì, lei, il giornale che ha appena comprato glielo prendo io, al doppio del prezzo. A volte quel signore ha successo, a volte no. Di solito no perché i buchi nella diga sono sempre almeno undici, e le dita delle mani rimangono dieci. E’ così anche nel tempo di Internet, figuriamoci: e moltiplicato alla miliardesima potenza. Don Quixote, i mulini a vento, quelle cose lì. Ma il tempo speso a cercare di tappare quei buchi, a comprare tutte le copie del quotidiano in ogni edicola della città non è tempo sbagliato come pensa qualcuno (e prendo Massimo Mantellini come semplice esempio): no, è tempo perso. Che è una cosa diversa, che non implica un errore. Ma se investissimo il nostro tempo solo nel fare cose presunte utili, beh, la nostra sarebbe una vita ben più grama di quella che è.