Ho imparato a non guardare le classifiche, ma mi piace dare un’occhiata alle mie statistiche – chi viene da dove, quanta gente viene, quanto tempo si ferma, cosa legge.
Chi segue questo blog ha probabilmente notato che da un po’ scrivo quasi unicamente di fatti miei – non riprendo notizie, non parlo di Veltroni, eccetera. Nulla di pianificato, intendiamoci, non mi sono svegliato [1] un giorno con la precisa intenzione di cadere in una deriva intimista: le cose, spesso, vanno come vanno senza un motivo particolare. Ho scritto parecchie cose prendendo spunto da una persona che ho avuto l’enorme fortuna di conoscere negli ultimi mesi (resta da vedere se la fortuna venga considerata reciproca, ma passiamo oltre: non importa) e soprattutto ho scritto per “tirare fuori”, spesso come vano sfogo di un minuto – scrivere fa stare meglio solo (e non sempre) nel momento in cui lo si fa.
Di fatto, il numero delle persone che qui passa e si ferma non è cambiato, mentre io mi aspettavo che crollasse. Il che, lo ammetto, mi sorprende, e lo dico senza falsa modestia. Mi fa piacere, sia chiaro: ma non posso evitare di pensare che in questo comportamento vi sia una componente di pigrizia, come quella di chi si ferma a bere il caffè sempre nello stesso bar non perchè quello sia buono ma perchè il locale è di strada. Comunque sia, siccome non si scrive mai solo per se stessi, qui si prova ogni giorno a rendere il locale degno di una visita – si pulisce il bancone, si riscalda la macchina, si prepara lo spritz Aperol. Il resto è bontà vostra.
[1] Svegliarsi presuppone dormire, e qui vengono i guai.