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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    02/03/2009

    And until we meet again

    Filed under: — JE6 @ 10:59

    Brodo Primordiale chiude, e con esso un altro pezzetto della blogosfera che fu. Ma il Dottor Brodo vive e lotta insieme a noi, e in fondo questo è ciò che conta.
    Brodo Primordiale

    27/02/2009

    Piccola lezione di umiltà

    Filed under: — JE6 @ 21:14

    Succede che scrivi senza pensarci su più di tanto, butti giù 670 parole rileggendole velocemente giusto per non lasciarci dentro troppe ripetizioni, poi clicchi “Publish” e ti dedichi ad altro.
    Succede che qualche ora dopo realizzi di aver scritto una frase che ha lasciato un segno un po’ meno effimero del solito – qualcosa che arriverà a domani, cosa che in questi tempi di social network parolai è davvero grasso che cola.
    Succede che quella frase (Non ha fatto carriera ma non se ne è mai fatto un problema, perché per lui il lavoro era ciò che forse dovrebbe essere davvero per chiunque, qualcosa che ti permette di uscire a bere con gli amici senza obbligarti a chiedere i soldi a tua madre, e poi ti consente di farti una casa, magari di sposarti, comprarti un’utilitaria per andare a fare una grigliata in riva al Ticino, far studiare i figli, avere qualche hobby, arrivare al venerdì sera stanco ma con la mente sgombra: uno strumento per essere dignitosamente felice, insomma; o almeno per scansare la fame.”) non è quella nella quale hai creduto di aver messo il meglio, di essere stato più netto e soprattutto sincero (un’espressione non felice ma rilassata, appena velata dalla malinconia datagli dal pensiero della figlia minore che non riesce a rimanere incinta.”) e ancora una volta ti rendi conto che il senso alle tue parole non lo dai tu, ma lo danno gli altri, il che – a ben vedere – è una bella lezione di umiltà.

    14/02/2009

    E invece di andare alle elementari, sono pronto per la pensione

    Filed under: — JE6 @ 00:01

    … e quando aveva detto una cosa, finiva: “se sbaglio, correggimi”. Fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire “ho fatto questo” “ho fatto quello” “ho mangiato e bevuto” ma si parla per farsi un’idea, per capire come va questo mondo.

    Oggi questo blog compie sei anni. Ogni tanto penso che il tempo, da queste parti, abbia un significato ed un peso diverso, un po’ come capita agli animali – un anno di un umano ne vale sette di un cane, dicono. Ecco, sei anni sembrano tantissimi, forse addirittura troppi; in sei anni si sono succedute due, tre, quattro generazioni di gente che si è messa a scrivere in rete e ogni tanto ho la sensazione di essere rimasto – più o meno volontariamente – tagliato fuori da tanti cambiamenti. Quando ho ritrovato in una vecchia agenda questa frase che credo sia stata scritta da Cesare Pavese mi sono detto che questo è, in fondo, ancora il motivo per cui scrivo, e leggo, e che è un motivo ancora abbastanza valido per continuare.

    13/02/2009

    Back home

    Filed under: — JE6 @ 08:40

    Aprii un blog, lo coltivai con cura e amore, ed esso crebbe dandomi tante soddisfazioni. Poi, l’uomo è farfallone si sa, mi invaghii dei social network – ed ebbi avventure (a volte brevi, a volte più lunghe) con Twitter, e Facebook, e Friendfeed. Il blog rimase lì, fedele e saggio, ad attendere che rinsavissi e tornassi a casa. E così avvenne.

    11/02/2009

    Quando ero meno incarognito

    Filed under: — JE6 @ 18:12

    [Potenza dei referrer]
    E quindi parecchio tempo fa, scrivevo queste cose, che Buba impreziosiva con le sue scelte fotografiche.
    Buba

    16/01/2009

    Significato prossimo venturo

    Filed under: — JE6 @ 12:36

    Se fra venti, cinquanta o cent’anni i blog saranno usati come uno strumento per la comprensione di questi tempi, gli unici che verranno considerati di qualche interesse saranno quelli scritti da gente che parla degli affari propri, quelli scritti con le k, quelli con le animazioni dei fiorellini che ballano la rumba, quelli che raccontano dei figli che vanno a scuola, della vita in ufficio, di tutto quello che oggi ci sembra banale e insignificante.

    28/12/2008

    And the winners are

    Filed under: — JE6 @ 21:19

    Il titolare qui ringrazia di cuore Lorenza, compagna di blog di lungo corso e – mi piace pensarlo – probabile lontana parente trovata grazie al blog medesimo, per aver assegnato a questo blog di periferia il Premio Dardos, che premia i blog “che hanno dimostrato il loro impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali”.

    Il ringraziamento è ovviamente colmo di stupore, perchè l’idea di trasmettere i valori di cui sopra non ha mai sfiorato il cervello a riposo del sottoscritto, e ancor più perchè un’attenta disamina di dodici mesi di post non può non far considerare il riconoscimento se non come un regalo dovuto all’amicizia.

    Detto questo, apprendo che il regolamento di questo premio prevede di:
    1) Accettare e comunicare il relativo regolamento visualizzando il logo del premio
    2) Linkare il blog premiante
    3) Premiare altri 15 blog e avvisarli del premio

    Quanto al primo punto, accetto ed eseguo, venendo però meno alla richiesta di visualizzazione del logo perchè tra le sue molte fissazioni, il titolare qui ha quella del rifiutare la presenza di qualsivoglia immagine nei suoi post, visto che le parole dovrebbero bastare a tutto. Diciamo che seguendo il link, vedrete il logo in questione a casa di Lorenza.
    I problemi vengono con il terzo punto, visto che per molti motivi leggo poco – e leggo sostanzialmente sempre la stessa gente dal 2003, con poche eccezioni. Il fatto è che, data la tipologia di “valori” per i quali un blog andrebbe premiato stando al regolamento, dovrei linkare ben più di quindici blog. Scelgo così di linkarne solo due, che valgono molto come blog e ancora di più come persone; quanto apprezzeranno il coinvolgimento non so dirlo, ma confido nella convenzione sociale che in questo periodo dell’anno ci vuole tutti più buoni. Così, the winners are:

    Pezzidufficio, della signorina Tengi
    Suzukimaruti, del signor Suzukimaruti (quando si dice la fantasia)

    Ecco.

    12/12/2008

    Poi non ne parlo più

    Filed under: — JE6 @ 21:54

    Giuro, perchè lo so anch’io che il troppo stroppia.
    Però mi pareva brutto non ringraziare Alessia Grossi, che ha dedicato qualche riga al PslA su L’Unità di oggi (grazie a Luca per la segnalazione), Laura che ne ha scritto su donnamoderna.com, Achille che ne ha parlato a Radio Capital (definendomi, dannato cialtrone, una “anima buona”), e tutti coloro che lo hanno citato, e che sono davvero tanti.
    Non voglio fare il falso modesto, questa mattina ho scritto a un’amica che il PslA è probabilmente sfuggito di mano e forse è davvero il caso di smettere qui. Però lei, che mi conosce, mi ha risposto secca “Non lo pensi, smettila” – e in fondo è così, non ne sono tanto convinto, ma chissà: e che al PslA sono affezionato, e non lo vorrei vedere invecchiare male.
    Wittgenstein, Donnamoderna.com, Akille, Radio Capital, Blogbabel

    Primus inter pares

    Filed under: — JE6 @ 21:38

    A me i post del PslA piacciono tutti, perchè a caval donato non si guarda in bocca, sono tutti belli come i bambini di una classe della scuola materna. Però quest’anno ce n’è uno per me speciale, e andando contro le mie personali regole mi piace dire qual è – e perchè.
    Il titolo è “Natale con i Budda” e lo trovate a pagina 9 del PslA 2008. Forse non è quello scritto meglio; però, vedete: se a me chiedono di fare un nome – uno solo – per indicare il mio lettore più affezionato, a me viene quello di Paolo. E io la storia del Natale con i Budda l’ho ascoltata dalla sua voce, in una sera dell’estate del 2007, mentre bevevamo un Lagavulin limited edition, e probabilmente quello più ubriaco era proprio lui perchè voleva sapere da me e di me mentre quello che aveva davvero qualcosa da raccontare non era certamente il sottoscritto. La storia della sua vita e di quella della sua famiglia andrebbe messa nero su bianco, e una volta o due mi è venuta la tentazione di proporglielo. Poi, credo anche per colpa mia, il lettore si è finalmente messo a scrivere, e si è aperto un blog. Dove, se avete voglia, potete andare a leggere la storia del Natale con i Budda: io avrei voluto essere al suo posto (anzi: avrei voluto essere con lui), e credo anche parecchi tra voi.
    Papiblog

    10/12/2008

    Io al PslA ci voglio bene (versione 2008)

    Filed under: — JE6 @ 09:08

    Il fatto è che voi non ve ne accorgete che il tempo passa, se qualcuno non ve lo dice. Tutti presi a creare prodotto interno lordo (facendovelo fumare da Lehman Brothers), sposarvi, condurre alla sconfitta la vostra squadra di ammogliati (chè, se siete scapoli, avete di meglio da fare – o almeno così credete, poveri illusi), crescere pargoli, creare immortali calembour che su FriendFeed moriranno entro le prossime ventiquattr’ore, sognare di fare sesso con Sarah Palin o, in alternativa, Maria Vittoria Brambilla. Fermatevi, dannazione. Se non ve ne siete accorti, Natale è arrivato, puntuale come l’influenza di ceppo asiatico, l’incremento della rata del mutuo, la lettera di un’adolescente morta tra atroci sofferenze inviata a Uolterveltroni. Come il Post sotto l’Albero.

    Eccolo qui.

    Io sono affezionato al Post sotto l’Albero. Per tanti motivi.

    Mi piace perchè è una piccola tradizione: è nato nel 2003, quando ad avere un blog eravamo in cento, e continua ancora oggi che il blog è demodé, accerchiato e forse sorpassato da ogni sorta di altro strumento, Flickr e Facebook, Twitter e Friendfeed. A pensarci bene, sei anni sono una specie di eternità.

    Mi piace perchè è una cosa seria fatta per gioco.

    Mi piace perchè è un gioco fatto seriamente.

    Mi piace per quello che gli sta dietro, gli inviti che partono quando in Sicilia si fa ancora il bagno in mare, le prese in giro, i solleciti accorati, le contrattazioni sulle date di consegna, i “c’è ancora posto?” e i “ma non c’era un’altra settimana di tempo?”, le mail di accompagnamento che dovrebbero essere pubblicate per quanto sono belle ma in fondo è meglio che restino così, private.

    Mi piace perchè è cocciutamente artigianale, con la sua copertina a base di clip art di Word, i suoi refusi, la sua impaginazione arbitraria e incerta.

    Mi piace perchè non è una cosa mia, ma di tanti, e questo mi fa ricordare quando qui scrivevamo non per metterci in mostra cercando un lavoro o una vetrina o un quarto d’ora di celebrità, ma per l’urgenza e il divertimento e il piacere di farlo – e mi piace illudermi che almeno una volta all’anno questo sia ancora possibile.

    Mi piace perchè è un regalo, tu dai un post – venti righe, una foto, mezz’ora del tuo tempo – e ne ricevi in cambio dieci, cinquanta, o settantuno come quest’anno.

    Mi piace perchè non ha pretese.

    Mi piace perchè non so davvero se ce ne sarà un altro – il bel gioco dura poco, e qui, appunto, si va avanti da un pezzo – ma intanto abbiamo ancora tanti fogli da leggere, e poi farci delle barchette, dei cappelli da muratore, degli aerei da far volare in corridoio.

    Qui, a Milano, le strade sono bianche di neve.