Greetings from Manchester – Chissà com’è davvero
Chissà com’è Manchester a ottobre, oppure a marzo. Chissà com’è senza le luminarie di Natale, senza le centinaia di chioschi che vendono sciarpe e mulled wine e fudge e cappelli e formaggi e orecchini, senza la ragazzina di tredici anni che canta John Lennon, senza i turisti giapponesi che tornano in albergo carichi di sacchetti da shopping, senza il quartetto di fiati che suona all’angolo di Town Hall, senza le candele sulle sedie della cattedrale in attesa del concerto di carole natalizie, senza gli alberi addobbati, senza quest’aria di fine anno che non ha ancora voglia di fare il bilancio del dare e dell’avere, chissà com’è Manchester in un mercoledì di pioggia in primavera, in un giovedì di afa in estate, chissà com’è senza il vestito bello e l’allegria forzata ma non troppo della festa, chissà se ha le borse sotto gli occhi e i capelli che hanno bisogno del parrucchiere, chissà se è come pensi che sia, come la collega bella che vedi dal lunedì al venerdì dalle nove alle sei, quella che avrò pure lei un difetto, un pigiama infeltrito, la schiena dolorante, il peso insopportabile del risveglio. Chissà com’è Manchester, chissà com’è davvero.