Greetings from Las Vegas 2012 – Elvis
Sono le dieci meno dieci di una domenica mattina di ottobre, i marciapiedi della Strip sono ancora vuoti come gli uffici di un’azienda in piena notte e pare di guardare un adolescente che dorme dopo una nottata passata con gli amici. Fa caldo, anche oggi si passeranno i trenta gradi, saranno canottiere e infradito e occhiali da sole. Mi fermo a guardare i palazzi di Prada e Gucci e Fendi e Tom Ford, quelli che quattro anni fa non c’erano ancora, due poliziotti scendono da una macchina uguale a quella dei Blues Brothers e tirano fuori dal baule due biciclette con le quali tra poco andranno di servizio lungo i marciapiedi. Mi viene incontro un uomo, vestito e truccato come l’Elvis di fine carriera, gli stessi occhiali, le stesse scarpe, gli stessi chili di troppo. Tiene un microfono in mano, lo seguo con lo sguardo per vedere dove ha deciso di fermarsi per il suo spettacolo; invece continua a camminare, con il passo lento e un’espressione vuota e triste, cammina lungo la Strip verso l’MGM, da solo. Forse sta tornando a casa, mi dico, forse non sa proprio dove andare a quest’ora della mattina. Passa una macchina, rallenta puntando verso il marciapiede, vedo il guidatore fare un segno di saluto con la mano mentre suona il clacson, ed Elvis risponde con un piccolo cenno del microfono, senza fermarsi.
October 14th, 2012 at 23:38
LV è, tra le tante cose finte degli USA, la città più finta – così finta da fare tristezza.