< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • Il giusto, il nobile, l’utile
  • Mi chiedevo
  • Sapone
  • Di isole e futuro
  • January 2013
    M T W T F S S
     123456
    78910111213
    14151617181920
    21222324252627
    28293031  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    29/01/2013

    Any colour you like

    Filed under: — JE6 @ 11:37

    Passavo in viale Tunisia, ieri pomeriggio. Sulla destra, andando verso Piazza della Repubblica, c’è questo palazzo, avrà tre piani. Avrà avuto, perché è completamente sventrato, sono rimasti i due lati su quattro che si accostavano alle case adiacenti, si vede che ci ricostruiranno sopra o dentro qualcosa di nuovo – case più lussuose, un parcheggio a silos, cose così. Sono rimasti i colori, i colori delle imbiancature fatte da chi abitava quegli appartamenti. Si vedono proprio le macchie rettangolari, tre metri e venti per due e cinquanta, una azzurra, una che probabilmente era rosa, un giallino, alcuni grigi che chissà se era proprio quello il colore oppure hanno strappato una tappezzeria ed è rimasto solo il muro grezzo. Quando ti avvicini ti basta alzare appena l’angolo degli occhi per vedere questa specie di tavolozza, e immaginare – quello sarà stato un salotto, e quell’altra stanza, con quel colore, la cameretta di una ragazza, non ne posso più di questa tonalità, mi mette la tristezza, voglio qualcosa di allegro, e quel muro chissà quante volte sarà stato ridipinto, magari prima ci viveva una nonna, la vita degli altri vista attraverso una mazzetta Pantone per giganti.