Cose rimaste, dopo
Cose rimaste dopo essermi asciugato le copiose lacrime di commozione per la vittoria del Leicester (dev’essere l’età, ormai mi sciolgo per quasi qualsiasi cosa; quasi, eh):
Se si chiamano eccezioni, un motivo ci sarà;
Tutto sommato, avere alle spalle un multimiliardario una mano te la dà: i soldi devi saperli spendere bene, s’intende, ma averli, ecco, come dire;
O sei un fan senza speranza o sei un campione di understatement british fino al midollo; se però il destino ti rende entrambe le cose allora ti chiami Mark Selby, vinci il mondiale di snooker nello stesso momento in cui la squadra della tua città conquista l’unico titolo dei suoi 132 anni di vita nonché uno dei meno pronosticati della storia e le foto che rimarranno della tua festa ti ritrarranno mentre nascondi la coppa del tuo trionfo con la bandiera di quella squadra lì;
Vinci e tutto ti sarà perdonato, anche il fare la cosa più stereotipicatamente (?) italiana che si possa immaginare come mollare baracca e burattini per andare a trovare la mamma (“che tenerezza”, “che gentiluomo”, “che superiore distacco dalle umane cose”);
Pure se si chiamano favole, un motivo ci sarà.