< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • In and out
  • Per poter riderci sopra, per continuare a sperare
  • Sfumando
  • Srebrenica, 11 luglio
  • Gabo, e mio papà
  • “Vero?”
  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • March 2021
    M T W T F S S
    1234567
    891011121314
    15161718192021
    22232425262728
    293031  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    25/03/2021

    Esperienza

    Filed under: — JE6 @ 16:22

    Ieri leggevo lo scambio fra due persone che conosco. Discutevano di un aspetto importante della vita: quella professionale, nello specifico, che è comunque un sottoinsieme di quella che facciamo da quando ci svegliamo a quando ci addormentiamo diciotto ore dopo. Discutevano, dicevo, del trasferimento dell’esperienza o, nella neolingua che ormai è la prima pelle di noi del terziario cosiddetto avanzato, l’onboarding dei junior: mio papà direbbe di come si insegna e si impara un lavoro.
    Non importa qui cosa sosteneva l’uno e cosa pensava l’altra, in qualche modo è facilmente immaginabile, visto quanto siamo ormai tutti prevedibili (non so se avete anche voi questa sensazione, che in quest’ultimo anno ognuno di noi è diventato il giorno della marmotta di se stesso). A me leggerli è servito a pensare a cos’è l’esperienza. A cos’è per me, oggi che ho un’età che necessariamente me la mette sulle spalle. E mi sono trovato a pensare che per tanto tempo ho creduto che l’esperienza avesse a che fare con il come si tratta il presente: quanto più passato hai alle spalle, quanta più esperienza hai e tanto meglio sai fare quello che devi, che ti viene chiesto. Quante più sono le volte che mi sono allacciato le scarpe tanto meglio lo so fare e infatti non ci faccio nemmeno più caso, è un gesto automatico, una manualità che viene dall’apprendimento e dalla ripetizione.
    E però a un certo punto (potrei anche dire con una certa precisione quando) mi sono reso conto che l’esperienza ha molto a che fare con il futuro. Non perché sai fare le cose, quelle cose, ma perché sai di poterle fare (di poter ragionevolmente provare a farle) anche quando non le conosci e non le hai mai affrontate prima. Ho pensato a un paio di grossi cambiamenti lavorativi che ho affrontato, non sempre per scelta: non avevo strumenti, ma avevo accumulato abbastanza esperienza da permettermi di non paralizzarmi di fronte al futuro, sapevo cercare una strada pur camminando al buio o quasi. Insomma, avevo imparato – un po’, solo un po’: gli esami non finiscono mai eccetera – non tanto un lavoro, ma come si lavora, che è uno dei diversi modi, e certo non il meno importante, di stare al mondo. So di avere imparato soprattutto per osmosi, per imitazione: il modo di affrontare una riunione dove ti giochi mesi di preparazione quotidiana e minuziosa vale tanto quanto i mille dettagli che hai messo correttamente uno in fila all’altro per arrivare a un risultato solido e credibile, e non c’è nulla – nulla – come farla per davvero quella riunione in qualità di assistente di uno bravo per avvicinarti a quel nucleo bollente che contiene la sua conoscenza. E’ il solo modo di trasferire esperienza e conoscenza? La sola risposta onesta che ho è che non lo so, ma mi sembrano tempi nei quali discuterne è tanto difficile quanto inutile.