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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    28/06/2008

    Tutti allo Studio 54

    Filed under: — JE6 @ 08:41

    A voler usare come strumento demoscopico il sondaggino sulle frequentazioni discotecare dei lettori di questo blog, si viene a scoprire che essi sono per due terzi maschi, hanno un’età media di 37 anni, 4 mesi e 2 settimane (tutti, femminucce incluse) e mancano da una discoteca da 8 anni e 2 mesi. Adesso mando una mail all’Istat e gli chiedo se i dati gli interessano.

    27/06/2008

    Feedati di me

    Filed under: — JE6 @ 14:24

    Pare che ci siano problemi con il feed di questo blog di periferia – stiamo (stanno) lavorando per voi. Feedatevi.

    Impunemente

    Filed under: — JE6 @ 09:56

    Questo giochino di darsi del Lei noi vecchi blogger della Scuola Milanese ce lo portiamo dietro da anni, piccolo segno – goliardico ma non troppo [1] – di appartenenza, nonchè manifestazione di autoironia un po’ cialtrona; e poi, in fondo, il blog è anche rappresentazione pubblica di un personaggio oltre che di una persona: e non vorrete che uno che si porta dietro l’appellativo di Sir [2] non cerchi di mantenersi sempre all’altezza del suo titolo, spero.
    Detto questo, ammetto di provare un minimo di imbarazzo nel ricevere una mail (e, giuro: non è la prima) che ha come attacco “Buongiorno, mi presento: sono XXX, una affezionata lettrice del tuo blog! Ti chiedo scusa per il fatto di darti impunemente del tu…” – perchè sa, cara affezionata lettrice, non vorrei che lei si fosse fatta un’idea sbagliata del sottoscritto: stia serena e si metta pure sul riposo. E ora, dica pure.
    [Mi viene in mente una telefonata di qualche mese fa, io in un gift shop di Vaduz e la persona all’altro capo del filo che cammina sotto la pioggia in quel di Genova – dieci minuti di equilibrismi per non usare nè il lei nè il tu nè il voi: “Buongiorno, come stiamo?”, “Bene, grazie, e cosa si dice lì all’estero”]
    [1] Per altri molto stucchevole, lo so. Ma non si può piacere a tutti, eh.
    [2] Peraltro, diversi mesi fa l’attraente bloggeuse che mi fece l’onore di chiedermi di farle da cavaliere per la GGD mi rivelò che il marito, appreso il mio nick, roteò sconsolato gli occhi dicendole qualcosa del tipo “Ah, esci con uno che ha come nome il suono di una padella” – e come dargli torto.

    26/06/2008

    Restyling

    Filed under: — JE6 @ 07:01

    Luca cambia look, e la più bella voce della blogosfera (aspettate un po’, e poi vedrete se non mi darete ragione) cambia addirittura casa.
    Wittgenstein, Pezzidufficio

    25/06/2008

    Tovarich’

    Filed under: — JE6 @ 17:06

    [Qui si chiede scusa ai lettori per la deriva intimistica di questi giorni – sarà il tempo (ma anche no)]
    Questo post era partito in tutt’altro modo. Poi alla fine ho pensato che il troppo stroppia; e infatti, io e questo mio amico ci siamo visti una volta sola, e ci sentiamo, via mail, forse cinque o sei volte all’anno. Ma la frequenza non conta, a dispetto di quel che tanti, troppi, pensano. E’ da diversi giorni che so di dover scrivere che io a Strelnik gli voglio bene, e sono contento di averlo come lettore e ancor di più, appunto, come amico. Questo è quanto, e credo che anche per lui questo sia perfino troppo.
    Strelnik

    15/06/2008

    La Storia siamo noi

    Filed under: — JE6 @ 09:44

    Leggendo l’incipit di questo post del socio dell’Urbe (“I blog sono pieni di stronzate, e provare a correggerle è come tentare di svuotare il mare col cucchiaino.”) non ho potuto fare a meno di pensare che un giudizio tanto perentorio io non sarei mai in grado di darlo, per il semplice motivo che da moltissimo tempo – diciamo un quattro anni, grosso modo – frequento in modo costante solo qualche decina di blog. Questi erano già pochi in passato; oggi – data la crescita esponenziale della numerosità di tutto l’ambiente – non rappresentano che una goccia microscopica nell’oceano: e quindi non sono rappresentativi di nulla, per manifesta irrilevanza del campione statistico.
    Fatta questa premessa di metodo, che ovviamente vale per me ma che credo dovrebbe valere a carattere generale quando si danno valutazioni sull’universo mondo, ribadisco qui quel che ho scritto nei commenti da Carlo: per quanto mi riguarda non ho mai smesso di informarmi “fuori”, pur nella consapevolezza che quel “fuori” era ed è pesantemente imperfetto. Size matters, e le strutture e le risorse che chi fa informazione in modo professionale può mettere in gioco sia per la raccolta che per la verifica dei dati non sono minimamente paragonabili a quelle che noi, pigiatori amatoriali di tastiere, possiamo anche solamente sognarci di avere a disposizione. Poi, certo: basta leggere le notizie che non lo erano per toccare con mano quanta approssimazione e pigrizia e sciatteria alberghino nelle dorate stanze delle redazioni, ma ciò nonostante continuo a pensare che in generale l’informazione che ci arriva dal sistema dei media sia complessivamente più affidabile e curata di quella che viene dagli pseudo citizen journalists.
    Tra un po’ – ma sempre troppo tardi – io credo che finirà la sbornia infarcita di retorica dei mercati come conversazioni, del social, della conoscenza condivisa. Credo che (mi si perdoni l’autocitazione che segue) ci si renderà conto che sì, certo, i mercati sono conversazioni: e infatti si sentono anche un bel po’ di fesserie, e che le conversazioni non hanno un valore in sè, per il semplice fatto di esistere, date retta a uno che ha passato troppi anni della sua vita al bar (e nelle aziende) per non saperlo fin troppo bene.
    Alla fine credo che il sistema del blog, almeno in questo nostro sciagurato paese che fa dell’irrilevanza e dell’aria fritta due capisaldi della sua vita sociale, sia capace di fare molto bene un paio di cose: far conoscere persone, e raccontare la vita quotidiana, in una sorta di “A day in the life”. Leggere i blog, leggere di chi si compra cravatte o di chi trova piccioni morti per strada, può servire proprio a questo: a scriversi la Storia mettendo una in fila all’altra tante storie. Tutto sommato, per quanto mi riguarda, questo può bastare e avanzare, per il resto magari un abbonamento all’Economist è una scelta più saggia.
    Brodo Primordiale, Wittgenstein, Squonk

    13/06/2008

    Giuro che non ho percentuali sui dialer

    Filed under: — JE6 @ 08:37

    Maxime mi segnala che andando su www.blogsquonk.it viene reindirizzato verso “siti strani con relative finestre pop-up”, mentre riesce ancora a utilizzare il vecchio URL www.spiritum.it/squonk/. Se avete lo stesso problema (anche cliccando su un feed, ad esempio), segnalatelo nei commenti: grazie.

    Dialogo fra intellettuali d’inizio secolo

    Filed under: — JE6 @ 08:13

    A tutela della sua onorabilità, il titolare qui riporta questa illegale trascrizione di una sua conversazione online, per dimostrare di non essere solo lo svenevole estensore di cose come quella pubblicata poco sotto.
    Eiochemipensavo

    11/06/2008

    Lavori in corso

    Filed under: — JE6 @ 16:22

    Qualcuno avrà notato che per una mezza giornata abbondante ci sono stati problemi di raggiungimento del blog. E’ che – grazie alle arti e alla pazienza e all’amicizia dell’antico sodale Spiritum [1] – ci siamo trasferiti, quindi chi usava il vecchio URL (www.spiritum.it/squonk) dovrebbe aggiornarlo a www.blogsquonk.it. Con i feed non ci dovrebbero essere problemi, ma controllate un po’ e nel caso fate sapere.
    [1] Io metterei anche il link, ma il marrano ha chiuso il blog e venduto il dominio, e quindi.

    10/06/2008

    Calma piatta

    Filed under: — JE6 @ 13:15

    [Niente di personale, eh]
    Quello che c’ha i troll
    Quella che c’ha i fake
    Quello che ha il troll del troll
    Quello che gli correggono la punteggiatura
    Quella che adesso modero i commenti
    Quello che abbassate la voce
    Quella che ha i molestatori
    Quello che ti faccio causa
    Qui, invece, non si incazza nessuno. Calma piatta. Non fossi piuttosto stanco mi intristirei pensando che questo è proprio un blog sfigato – nessuna emozione, pressione bassa, che barba che noia.