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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    27/09/2010

    La ruota può scorrere meglio

    Filed under: — JE6 @ 09:11

    Nella clamorosa transumanza liceale che ogni anno porta a Riva del Garda centinaia di persone che – più o meno – scrivono sull’Internet e quindi si fregiano dell’appellativo di blogger-et-similia può anche capitare di passare un paio d’ore a sentir parlare delle sole cose che un tempo ci hanno portati da queste parti e qui continuano a tenerci – leggere e scrivere. A differenza dei dibbbattiti tra persone serie (faccio il cialtrone, ma lo scrivo con rispetto), in quelle due ore ti fai avvolgere da qualcosa che non so bene come altro definire se non “purezza”. Se sei di buon umore, se c’è il sole che splende, se ti è passato il mal di testa, se sei appoggiato al muro al fianco della Spilletta Tautologica ti godi un po’ tutto; ti godi il volo della fantasia dei quarantenni con le mani in pasta, e ti godi lo spettacolo dei non ancora trentenni che scaldano le gomme e provano a uscire dalla corsia dei box, e fai il tifo un po’ per tutti. Non importa se di ciò che dicono i primi cogli soltanto alcune immagini alla Matrix, non importa se ascoltando i secondi la prima parola che ti viene alla bocca è deja-vu: vent’anni o poco più li abbiamo avuti tutti e anche se basta guardarsi un po’ (mica tanto) indietro per vedere che molte cose apparentemente nuove son già state fatte, che la ruota è già stata inventata si sa che è giusto muoversi e crederci e provarci, perché la ruota può scorrere meglio, e pure quello è un successo, e un bene per tutti. Per un paio d’ore sei davvero al liceo, avverti la sensazione che là dietro l’angolo ci siano le possibilità a portata di mano, un po’ come la coda di finta volpe del calcinculo; poi ci son due passi da fare in riva al lago, c’è una birra da bere, ci son duecento chilometri da guidare – ma intanto hai preso fiato, hai fatto il pieno, e va bene così, grazie a tutti and keep on with the good job.

    04/09/2010

    Once we were bloggers

    Filed under: — JE6 @ 14:48

    Succede che passi mezz’ora a discutere, a sostenere la tua tesi – moderna, aperta, flessibile, ragionevole, disincantata. A trovare argomentazioni a sostegno, esempi di supporto, trucchi verbali di attacco e difesa. Poi, mentre stai entrando nel giardino quadrato chiuso in mezzo ai muri alti e antichi, qualcosa ti dice che hai ragione, e lo sai. Ma sai anche che la verità è un’altra: stavamo meglio prima, stavamo meglio quando eravamo pochi – molti meno di adesso -, stavamo meglio.

    01/09/2010

    From scratch

    Filed under: — JE6 @ 14:25

    L’altro giorno ho aperto un nuovo coso. Non importa cos’è, né come si chiama. E’ un affare che non conosce nessuno: niente commenti-reblog-retwit-like-share-followers-fans-accessiunici, niente. Non è una cosa che faccio per me: quando si pubblicano le proprie cose non lo si fa per se stessi, ma perché qualcuno – uno o centomila; eventualmente nessuno – le veda e le faccia un po’ proprie. Però è istruttivo. Sette anni e mezzo fa, quando ho aperto questo blog, ero esattamente nelle stesse condizioni. Uno zero fra gli zeri. Oggi è lo stesso, e ogni tanto ripartire da zero serve.

    Le cose cambiano

    Filed under: — JE6 @ 12:12

    Dopo sette anni e mezzo di blog, e credo un tre di socialcosi, sto smettendo di scrivere su questi ultimi e – da un’altra parte – ho postato per la prima volta un’immagine.

    07/08/2010

    A qualcosa serviamo, a qualcosa servono

    Filed under: — JE6 @ 14:18

    I blog sono importanti perché sono la scialuppa di salvataggio dei tuoi pensieri.

    Il Bolso, sul FF di Massimo Morelli, che meglio non si potrebbe.

    04/08/2010

    Cronache di una sorte annunciata

    Filed under: — JE6 @ 13:05

    Partecipate anche voi, se vi va. E comunque, stay tuned.
    Barabba

    20/07/2010

    Il giorno dopo MOPM

    Filed under: — JE6 @ 09:00

    Ieri tante persone hanno scritto – in pubblico e in privato – per dire che My Own Private Milano è una bella cosa. Anch’io penso che lo sia. Un po’ per i motivi a tutti evidenti: belle fotografie, bei racconti, e una splendida veste grafica. Un po’ per motivi che invece sono visibili solo a chi lo ha fatto: è una cosa seria fatta per gioco e un gioco fatto seriamente. Ed è – ma questa è una cosa che a parole è difficile spiegare – una manifestazione di fiducia tra persone che spesso non si conoscono nemmeno, se non attraverso quel che si scrive per blog e social network. Non voglio dare nessun particolare significato a una cosa piccola quale MOPM è. Non ci voglio costruire sopra alcun massimo sistema. Dico solo che ogni tanto capita che uno butta lì un’idea con la quale altri – più bravi e scafati – sarebbero anche capaci di fare quattro soldi e trova chi dice “dai, ci sto” senza alcun retropensiero. E il risultato è quello, il rispetto di un patto non scritto, dove i meriti si suddividono e ci si sente parte di qualcosa più grande e bello e nobile della somma delle nostre pochezze.

    19/07/2010

    My Own Private Milano

    Filed under: — JE6 @ 08:08

    Capita che una sera, per una manciata di motivi qualsiasi, ti trovi a girare per la città nella quale sei nato e cresciuto e dove ancora vivi, rendendoti conto che la stai guardando con quella specie di curioso stupore che ti segue quando visiti un posto nuovo, non importa se questo sia una megalopoli americana sulle rive di un lago molto più grande di quanto la tua immaginazione mai ti avrebbe permesso di immaginare o un paesino della provincia emiliana dove il campo da baseball ha lasciato lo spazio a una distesa di prato irregolare.
    Capita che ti venga la curiosità di sapere come alcune persone che tu conosci, nel modo irregolare e strano di questi tempi cosiddetti sociali, vedano la tua città – su cosa si sono fermati i loro occhi, quali luci hanno visto, che particolari hanno notato. E pensi che sarebbe bello provare a fare un esercizio di parole, pensi che si potrebbe provare a fare un racconto a due facce: Milano, fotografata dai non milanesi, e raccontata dagli indigeni.
    La butti lì, e in due ore hai già venti persone che ti dicono “dai, ci sto”. Non perché sia una grande idea, né nuova. Forse, solo per la voglia di fare qualcosa insieme, a gratis. “My Own Private Milano” nasce così, in una sera di primavera passata a mangiare pane alle olive su una panchina di Corso Garibaldi, proprio dove c’è una vedovella, una fontana pubblica, una delle poche ancora rimaste. Venti fotografi, non milanesi, che un giorno hanno preso un’immagine di Milano. Venti scrittori, milanesi per nascita o per adozione, che un giorno hanno ricevuto una fotografia, e la richiesta di scriverci sopra qualcosa, qualsiasi cosa.
    Quale sia il risultato non lo so. So che è stato bello farlo, so che è stato bello ricordare che questo è un bel posto, basta saperlo guardare, basta volerlo dire.

    08/07/2010

    Se arrivi primo

    Filed under: — JE6 @ 09:18

    Stando lontano si è riattivato lo spirito di quando andavo in mountain bike. Se arrivi primo in salita, inizi a pensare che quelli del tuo gruppo possano aver avuto dei problemi. E speri di non dover fare una discesa prematura.

    Ci sono persone che non sai bene come definire, ché amico è forse troppo ma semplice conoscente è di certo troppo poco. Ma non è che bisogna definire per forza tutto e tutti, in fondo.

    04/06/2010

    Anello in una catena

    Filed under: — JE6 @ 12:46

    Nel decalogo che Sergio Maistrello ha scritto pensando agli abitanti della Rete ci sono molti consigli di puro buon senso: e lo scrivo con rispetto, perché questa è merce sempre più rara in questi tempi grami. E ci sono un paio di frasi che suonano anch’esse semplici e quasi ovvie, al punto da suonare banali, e invece non lo sono per nulla:

    Sei nodo in una rete, anello in una catena. Ogni tua azione ha una conseguenza, seppur minima, a livello di sistema.

    A me pare che stia davvero tutto qui. Siamo cresciuti a suon di “io, io, io”. Io faccio questo e io disfo quell’altro. Io. E va bene, se non fosse che – volenti o nolenti – le nostre azioni, appunto, hanno conseguenze sugli altri: a volte lievissime, piccoli dispiaceri dei quali ci si fa subito una ragione, piccole gioie che sfumano in poche ore; altre volte più rilevanti. Ricordarselo è un esercizio, di modestia e intelligenza – altre merci rare, è vero.

    Sergio Maistrello