Un nome, un destino
A volte, si leggono delle storie che son fatte di particolari così perfetti da sembrare finti.
Il primo atleta a vincere una medaglia d’oro olimpica per Israele si chiama Gal Fridman. Gal è un velista (un windsurfer, per la precisione: ma sotto i cinque cerchi, la categoria è unica: sailing), uno che passa la sua vita in acqua, anzi: sopra l’acqua; e il suo nome, in ebraico, significa “onda”, il che fa sembrare questo ragazzo quanto meno un predestinato.
Ma non è tutto, no. Gal ha una sorella ed un fratello: Maayan e Yuval, “fonte” e “torrente”. Non so perchè, mi rincuora sapere che ci sono ancora posti nel mondo (anche in quello occidentale, di cui Israele fa e si sente parte) dove un padre e una madre chiamano i loro figli onda, fonte e torrente, nomi di cose, immagini, idee. Noi, beh, noi ci teniamo i nostri Paolo, Daniela, Mario, Rossella: e ci teniamo, forse, anche un po’ di invidia.
Athens2004.com, Repubblica.it
August 27th, 2004 at 10:48
Sir, mica è detto. C’è chi chiama tranquillamente i propri figli Fiore e Sole, rispettivamente il maschietto e la femminuccia, può testimoniarlo Mistràl, sono amici suoi.
E comunque, scava scava, anche dietro i nomi apparentemente più comuni si nascondono significati interessanti, talvolta, anche nella nostra lingua.
August 27th, 2004 at 11:28
Infatti io ho scelto Margherita (che poi significa anche perla, che è altrettanto bello). Per i maschi è più difficile, però.
August 27th, 2004 at 11:50
Mah, forse l’erba del vicino è sempre più verde.