Te l’avevo detto, io
Ieri sera sono andato alla Festa de l’Unità, per sentire Enrico Deaglio ricordare Enzo Baldoni.
Tanta gente, per davvero. Mi sono seduto aspettando, ma non sapevo bene cosa. Un ricordo umano? Un racconto professionale? Storie di redazione, aneddoti sull’uomo, lacrime, risate? Non so, forse un po’ tutto questo.
Ma poi, i dirigenti ds milanesi hanno fatto del loro peggio [1], con le loro tirate politiche, la freddezza e l’asetticità delle loro parole (memorabile Franco Mirabelli: “concordo pienamente con quanto ha dichiarato oggi il segretario del mio partito”, roba che Baldoni lo avrebbe fanculeggiato davanti a tutti, credo), e Deaglio ha esordito dicendo “Beh, io Baldoni lo conoscevo poco” e poi si è limitato a ripetere la ricostruzione dei fatti già pubblicata in ogni salsa.
Quando il microfono è passato in mano ad una signora dall’aria di professoressa impegnata ma ormai in pensione, che ha cominciato a dire “tutto questo ci deve far pensare, ci dobbiamo ritirare dall’Iraq” e dal fondo le gridavano “voce!” e lei “scusate, è che non sono abituata”, ecco, lì ho capito che di Baldoni non avrei saputo nulla (e nulla avevo saputo fino a quel momento), che molta gente era in sala solo per sentirsi ripetere ancora una volta “via dall’Iraq”, che la serata era nata male e per non farla finire peggio avrei fatto meglio a spostarmi di cento metri e farmi un giro in libreria.
In effetti, sono riuscito a trovare I quarantanove racconti a quattro euro, ed è stata la cosa migliore della serata.
[1] Non che l’informazione aggiunga o tolga qualcosa alla cronaca, ma il sottoscritto vota DS – turandosi più o meno forte il naso – da quando ha il diritto di infilarsi nella gabina elettorale. E a volte, si chiede davvero il perchè.