Rimandare l’ultimo goccio
C’è una cosa che mi piace nella vita di tutti i giorni, trovare un momento di estraniamento, un momento nel quale ci sei ma al tempo stesso sei da un’altra parte. Non è necessariamente legato al silenzio – mi capita di provare questa sensazione in certi aeroporti, ad esempio – ma spesso aiuta. Ieri sera siamo passati in questa cittadina pugliese, a pochi chilometri dal mare e a pochi dai boschi della collina, e c’erano gli stessi decibel della caletta dove avevamo trascorso la giornata, facendo slalom tra le correnti di acqua sorgiva: pochi, molto pochi. Poi siamo ritornati sulla costa, ci siamo seduti a bere in un locale in tutto e per tutto identico a quelli che trovi a Milano o a Riccione, e andava bene anche quello – birra fresca, gente che passa, musica. Il fatto è che non si gode l’una cosa senza passare in mezzo anche all’altra, e mi pare che quel che conta veramente è non sentirsi troppo estranei nè nell’uno nè nell’altro caso, è vedere il bicchiere mezzo pieno e quando questo si svuota fare in modo di riempirlo. Oppure guardarlo, e sorridere anche davanti all’ultimo goccio.