Greetings from Ljubljana 2012 – In your shoes
C’è qualcosa di strano nel trovarsi a raccontare a qualcuno un posto che non è nostro, conosciuto solo per averci passato giorni e giorni ma nel modo falso di chi viaggia per turismo o per lavoro. C’è una specie di superbia nell’indicare con la mano, con un cenno della testa o con un appunto qui c’è l’università, giri a destra e trovi il parco, se passi il ponte trovi la via dello shopping, di qui il parcheggio, di là la cattedrale, il mercato, le gallerie d’arte, il castello, il porto, qui si mangia benissimo, lì la birra, dietro di te i poster, cammina sempre dritto, alla terza gira a sinistra e guarda quella vetrina, c’è una specie di millantato credito perdonabile solo per il come lo fai, solo se tralasci le cose che piacciono a te e ti metti negli occhi e nei panni di chi ti ascolta – gli anglosassoni hanno questa espressione magnifica, “in your shoes”, è proprio quella cosa lì, provare a immaginare di essere altro da sé, come una specie di regalo, questo è per te, lì a destra c’è una pasticceria che è la fine del mondo, ma a te non piacciono i dolci, lo so ma che importa.