Greetings from Shanghai – Centro di gravità permanente
Al terzo fuso orario in otto giorni mi metto a guardare fuori dalla finestra di questo grattacielo, osservando stupito che alle quattro del mattino persino Shanghai rallenta quasi al punto di fermarsi. Già che ci sono sbrigo un po’ di posta, guardo foto di una festa, confermo degli appuntamenti. Faccio mentalmente il calcolo, lunedì scorso andavo a letto mentre in Italia si entrava in ufficio, giovedì facevo colazione mentre a Milano era passata già mezza giornata di lavoro – come il BlackBerry non si spiaceva di testimoniarmi -, adesso sto dall’altra parte della terra e mi levo dal letto quando è finito da poco l’ultimo posticipo della Serie A. Guardo una cartina, con l’Italia in mezzo tra America e Cina, disegno mentalmente gli spostamenti di questo periodo, e sento quanto è pesante fare una vita normale tenendo il centro di gravità a diecimila chilometri di distanza, est o ovest che differenza fa.