La scrivania
Prima di partire per la Cina mi sono preso un paio d’ore e un grosso scatolone di cartone, e ho svuotato scrivania e cassetti. Durante la mia assenza era previsto un trasloco, lo spostamento degli uffici da una palazzina ad un’altra, e così prendevo le mie precauzioni. Poi si sa come vanno le cose con i traslochi, non c’è mai una data che venga rispettata, il momento del trasferimento è slittato, io sono rientrato e sono andato a sedermi al vecchio posto, dove le uniche cose rimaste erano una lampada da tavolo e un pupazzo di non so quale protagonista di un cartone animato per seienni. E’ passato un mese, le notizie sulla data effettiva di trasferimento cambiano restando fumose quanto un programma di governo, lo scatolone resta nel bagagliaio della macchina: sulla scrivania ci sono solo una cartelletta, una ventina di fogli e un’agenda che si muove da lì alla borsa che mi porto in giro. Ah, sì: c’è anche una penna. Ogni tanto la guardo, da una parte mi dico con soddisfazione che vedi, alla fine è vero che si può fare a meno di quasi tutto; e dall’altra mi pare che quel vuoto sia un segno brutto, anche se non saprei dire bene di cosa, se non di un tempo che passa, ma male.