Stories of the Bund – Home sweet home
E’ nel momento in cui salgo sulla metro a Pudong che mi sento a casa. O come a casa. A volte è giusto un modo di dire, a volte no. E, per me, qui non lo è. A Shanghai ho vissuto, lavorato, fatto la spesa, preso la metro, visto la neve. Quando esco alla luce delle sette del mattino alla fermata di East Nanjing riconosco il profumo della città. Mi orizzonto, in certe zone in modo grossolano – nord sud ovest est, se salgo mi avvicino, se vado a sinistra mi allontano – e in altre come se fossi nel mio quartiere a Milano – due isolati a sinistra, poi a destra, l’ufficio postale, il Family Mart – come se avessi dentro lo zoom di Google Maps. Rimango male se non trovo più il negozio dove compravo le penne a trenta centesimi, stanno sbancando tutto, chissà cosa ci metteranno dentro in quelle due vetrine. Resterei in giro tutto il giorno, tornando in Shaanxi Bei Lu e alle spalle del Wusong, e al tempo stesso mi piace camminare su Jiujiang con la borsa a tracolla per andare in ufficio. Ogni tanto penso a mia nonna, che non lasciò mai il suo piccolo paese del Goceano, e mi chiedo cosa penserebbe, se capirebbe mio cugino che un mese fa stava su un impianto in Indonesia, se capirebbe me qui, in riva allo Huangpu.
November 26th, 2013 at 13:24
C’é un animo di esploratire dentro al cuore, che prova emozione a luoghi visitati, ma rimane curioso di altri..che ana le conoscere altre culture, vivendole dalla base fino in Cima. E la vera cima é la conoscenza 🙂 ..condivido..anche se nn vivo la stessa realtá!
Stella