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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    23/09/2014

    In serie

    Filed under: — JE6 @ 15:02

    Io ho un problema con la serialità, nel senso che per noia, incostanza, sbadatezza e hoaltrodafarismo ho visto due sole serie intere in tutta la mia vita (The West Wing e Studio 60), ed entrambe sottoponendomi a insensate full immersion a parecchi anni di distanza dalla loro conclusione. Non so com’è finito Friends, ho mollato E.R. dopo sette-otto stagioni a spizzichi e bocconi, sono arrivato in fondo a quel capolavoro dei Soprano con la certezza di aver lasciato per strada una dozzina di puntate, ho guardato la prima stagione di Homeland e mi sono fermato a venti minuti dalla fine dell’ultima puntata perché sono andato a bere qualcosa e non sono più tornato, sto cercando di ricordarmi a che punto della prima stagione di House of Cards mi sono fermato qualora mi girasse di riprenderla, mi pare di aver intuito che la squadra di CSI Vegas non la dirige più Gil Grissom: vanto un discreto curriculum di tempo perso, insomma. Quindi, se qualcuno fosse così gentile da farmi un bigino di quel che è successo e sta succedendo nel PD, ecco, perché ho mollato da un pezzo anche lì e l’ultima volta che ho cercato di riportarmi in pari i personaggi erano più o meno gli stessi ma mi si erano tutti mischiati di schieramento e sono andato in confusione.

    26/07/2014

    Giusto è ciò che giova al più forte

    Filed under: — JE6 @ 10:35

    Io non so come andrà a finire tutta questa manfrina delle riforme. Non posso nemmeno dire che mi interessi più di tanto, che l’ingegneria istituzionale e costituzionale mi appassioni più di una replica doppiata di The Wire. Mi interessano di più il metodo, e le facce – soprattutto di quelli che con varii gradi comandano il partito che  ho votato, quelli che dicono che io gli ho dato il mandato di fare le cose che stanno facendo nel modo in cui lo stanno facendo (le cose che si scoprono, santocielo). Hanno le facce, tutti, che mi immagino avessero gli ambasciatori ateniesi quando misero piede nell’isola di Melo, si sedettero di fronte agli ambasciatori avversari e gli dissero, serrando tranquillamente la mascella, La nostra proposta è che si faccia quanto è realmente possibile sulla base dei veri intendimenti di entrambi: consapevoli gli uni e gli altri del fatto che la valutazione fondata sul diritto si pratica, nel ragionare umano, solo quando si è su di una base di parità, mentre, se vi è disparità di forze, i più forti esigono quanto è possibile; ed i più deboli approvano.
    Ah, com’è finita quella guerra – non quella battaglia: quella guerra -, ecco, dipende dai punti di vista.

    26/05/2014

    “Comunque tutta st’emozione per essere diventati democristiani”

    Filed under: — JE6 @ 11:30

    Rimane il fatto che, in ogni modo, capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.

    Philip Roth, commentando le elezioni di ieri.

    [Il titolo è la (cit.) di un’amica mia, che poi insomma dalle torto. Ma oggi va benissimo non averci capito un cazzo, e sentire tutti i gne gne – motivatissimi. Va bene così]

    22/05/2014

    Vous etes ici

    Filed under: — JE6 @ 16:45

    Dice che basta rispondere a una ventina di domande per capire qual è il tuo posto nel planetario delle elezioni – che poi a me verrebbe da chiederglielo, ma chi è che sta fermo e chi è che si muove, sono io l’elettore che mi avvicino ai partiti saltando come nel gioco dei quattro cantoni o è il partito che si sposta venendo a cercarmi, non è che poi ci muoviamo tutti e nella terrificante entropia che andiamo a creare non riusciamo a incontrarci oppure ci accoppiamo con quelli sbagliati come un blind date andato male.
    Comunque.
    Dice che basta rispondere, e allora dai. Tu fai la domanda, io rispondo. Ma è come tutte le volte, tutte le altre volte, il problema non sono io che posso scegliere le cento gradazioni della mia vicinanza da estremamente contrario a estremamente favorevole, il problema sei tu con le tue domande insensate, vuoi diminuire le tasse alle famiglie numerose – ti pare che dico di no, ma numerose quanto, sei favorevole al salario minimo per i giovani – eh beh, tu dimmi quant’è ‘sto salario e poi ci ragioniamo sopra, sei favorevole alla privatizzazione delle aziende di stato – senti, ma vendere il quaranta per cento significa privatizzare o no secondo te.
    Dice che basta rispondere. Ho risposto, guardo la mia posizione: vous etes ici. Poi chissà dove sei tu, e chissà dove sarei stato io se solo mi avessi chiesto per davvero.

    31/03/2014

    Bioritmi

    Filed under: — JE6 @ 07:45

    A volte sono piccoli e apparentemente insignificanti dettagli a dirti la verità. Ieri sera, contravvenendo a una regola di vita che mi sono dato nell’ultimo paio d’anni e che rispetto con un discreto rigore, mi sono messo ad ascoltare un politico in televisione – nella fattispecie Graziano Delrio, il braccio destro del nuovo PresDelCons. Uno tosto mi sembra, uno che se gli chiedono “è vera questa cosa che si legge sui giornali” risponde “no” con un tono da cella frigorifera e pare che voglia dire “andiamo avanti e non perdiamo tempo con queste cazzate”, e senza dire per piacere. Ma c’è il momento in cui Fabio Fazio gli chiede della riforma del Senato, del perché e del percome e lui risponde dicendo “la classe politica merita rispetto”, poi fa una brevissima pausa come a cercare parole che di solito gli vengono facili alle labbra e già quella pausa sembra uno di quei piccoli e apparentemente insignificanti dettagli che dicono la verità, e poi riprende, e ripete “la classe politica merita rispetto” e allora so che sta per dirlo, lo guardo come si guarda un disastro incipiente e inarrestabile, e infatti lo dice, dice “quando è in sintonia con gli umori dei cittadini”. Ed eccola la verità, che è quella di una classe dirigente che si fa guidare da coloro che deve dirigere come un qualsiasi Vito Crimi: e nemmeno dai cervelli, ma proprio dagli intestini, dagli stomaci, dagli sfinteri; dagli umori. Per un momento mi chiedo che vita faccia Delrio per dire una cosa del genere, perché a vederlo sembra uno di noi, uno qualunque, uno come tutti, uno che passa attraverso incazzature e delusioni, gente che mette il muso o che sbrocca o che si chiude nel silenzio e tu non sai più che dire e fare, lacrime e risate, uno che sa – come tutti – che gli umori ti annebbiano la vista e la ragione. Delrio dice quella parola con l’unico lievissimo tremito di tutta l’intervista, una cosa da niente: e che dentro ha tutto, o almeno molto: inclusa la sconfitta di chi si mette comodo sul divano, in attesa che la prossima riforma venga scritta compulsando una tabella di bioritmi, per essere in sintonia con la natura.

    14/02/2014

    Le voci di dentro

    Filed under: — JE6 @ 09:16

    Io la Direzione Pd ieri non l’ho vista, l’ho ascoltata (stavo facendo altro, dovevo tenere gli occhi su un PowerPoint, è una vita difficile). Sono riuscito a sentire qualcosa per i primi venti minuti, quelli che sono serviti a Matteo Renzi per leggere l’avvincente comunicato di licenziamento di Letta, poi è calato il silenzio; ho controllato l’audio del portatile (tutto a posto), le cuffie in ear (idem): allora ho fatto il mio bravo alt+tab e ho capito, i primi tre che hanno parlato dopo il segretario sono stati Zanda Cuperlo e Gentiloni, alcune delle molteplici incarnazioni del concetto di esangue pallore che contraddistingue quella che finge di credersi e millanta di essere la classe dirigente di un partito e, per proprietà transitiva, di una nazione. A quel punto non c’era altro da aggiungere, nessun’altra spiegazione da cercare, e sono tornato al mio PowerPoint.

    09/12/2013

    Broncio

    Filed under: — JE6 @ 10:56

    C’è una cosa che noi “de sinistra” – quella della nomenklatura, quella dell’apparato – sappiamo fare benissimo, proprio meglio di tutti gli altri messi insieme. Sappiamo mettere, e tenere, il broncio. E Dio solo sa se ogni giorno non c’è almeno una ragione buona per farlo. Ma alla fine, qualunque significato si voglia dare a quella sua frase che sta nell’header di Babele come un consiglio o un cartello di pericolo, credo che avesse ragione Robert Musil: “Non si può fare il broncio ai propri tempi senza riportarne danno“.

    05/12/2013

    Piccolo e biondo

    Filed under: — JE6 @ 14:54

    Siccome sto prendendo queste primarie del PD come una gara a chi mi imbarazza di meno, per me il terzo posto (e quindi la medaglia d’oro della fremdschämen politica) è già da tempo assegnato a Pippo Civati e ai suoi sostenitori, che cercano di far passare il Calimero piccolo e biondo per il Mike Tyson di Monza e Brianza, tutto muscoli e ribellione – cosa vuoi, dicono che siamo nella società dell’immagine, c’è quella cosa del physique du role.

    04/12/2013

    Qui, Quo, Qua

    Filed under: — JE6 @ 11:00

    Tu chiamalo se vuoi un segno del destino, quello che uno dei protagonisti del video sulle primarie del PD che sta spopolando in questi giorni sia pure una delle colonne portanti di una sit-com di Disney Channel.

    07/11/2013

    Idem, o quasi

    Filed under: — JE6 @ 22:03

    Non so voi, io mi sono fatto l’idea che se la Cancellieri fosse stata in quota PD ora sarebbe a casa a fare l’uncinetto.