Un’altra bellezza
E’ da giorni che penso a questo pezzo di Alessandro Baricco, scritto – credo – come postfazione alla sua traduzione in prosa dell’Iliade.
(…) Per questo, oggi, il compito di un vero pacifismo dovrebbe essere non tanto demonizzare all’eccesso la guerra, quanto capire che solo quando saremo capaci di un’altra bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra da sempre ci offre. Costruire un’altra bellezza è forse l’unica vera strada verso una pace vera (…) conoscere l’emozione, anche la più vertiginosa, senza dover ricorrere al doping della guerra o al metadone delle piccole violenze quotidiane. Un’altra bellezza, se capite cosa voglio dire.
Utopia, iper-semplificazione, naivete, non so. Eppure (e ne sono ancora più convinto dopo aver sentito lo stesso Baricco all’Infedele di Gad Lerner) ho la sensazione che abbia colto un punto importante. Non l’unico possibile, certo. Ma importante, sì.
Pfaall
September 21st, 2004 at 12:18
…conoscere l’emozione, anche la più vertiginosa, senza dover ricorrere al doping della guerra…Insomma: ‘fate l’amore non la guerra’.
September 21st, 2004 at 13:06
Mi piacerebbe esplicitassi il punto importante che hai visto nelle righe di Baricco, che a me non hanno suscitato niente di particolare, anzi.
September 21st, 2004 at 13:30
Mah, è un discorso un po’ lungo. La partenza sta nella considerazione che sia nell’antichità che nei tempi moderni, molti uomini vedono nella guerra non una cosa bella “esteticamente”, chè il sangue e le budella sparse fanno schifo a tutti, ma l’incarnazione dell’intensità della vita. Insomma, vivi pienamente e compiutamente perchè fai la guerra, perchè ci sei dentro con tutto te stesso. Costruire un’altra bellezza significa trovare in altre espressioni dell’umanità la stessa capacità di dare intensità e senso all’esistenza. Il discorso forse non vale per me e per te, ma se ci pensi, in molte persone si trova una fascinazione per la guerra che ha a che fare proprio con questo aspetto.
September 21st, 2004 at 14:09
Posso dire che Baricco riesce a diluire e banalizzare ogni cosa? A me sembra che lei, Sir, abbia colto (e ben detto) un punto molto più importante nel suo post precedente. Quando scrive un romanzo?
September 21st, 2004 at 14:20
Lord, le assicuro che le parole scritte, in questo caso, non rendono giustizia. Baricco mi ha fatto una splendida impressione, chez Lerner, esprimendo con passione e profondità i concetti che ho qui sommariamente riportato.
Quanto al mio post precedente, scelga lei se spiegare qui nei commenti, o in via privata. Io mica ho capito di cosa mi parla, sa?
September 21st, 2004 at 14:22
Grazie Squonk,
allora il problema non e’ che mi era sfuggito, ma che l’avevo capito e non pensavo che il Baricco se ne uscisse fuori con il fascino malato della guerra che sprigiona le forze vitali per descrivere la violenza che ci gira attorno di questi tempi, che mi sembra nichilista, cinica e disperata, strumento non per vincere di piu’ ma per perdere di meno.
September 21st, 2004 at 14:34
[Adesso mi tocca fare il difensore di Baricco…]
Marco, AB non se ne è venuto fuori con la retorica del fascino della guerra, e tantomeno l’ha celebrata. Tutt’altro. Ti posso dire che in studio, all’Infedele, c’era un inviato di guerra che io stimo molto, Fausto Biloslavo, che raccontava quasi con smarrimento di questo fascino, di come lui l’avesse provato oltre vent’anni fa e di come continui a provarlo ogni giorno che sta in zona di guerra.
Non sono invenzioni. C’è una violenza nichilista, ma c’è una violenza che trova linfa in radici che fingiamo di non vedere, ma che sono ben evidenti: le nostre società sono state (e chissà, forse lo sono ancora, almeno un po’) società “di guerrieri”. Non sono cose che si cancellano di botto, e a me non dispiace che ci sia qualcuno capace di dire – bene – “attenzione, la guerra piace, a molti”.
September 21st, 2004 at 14:34
anch’io credevo nella bellezza e nel suo celebrarsi.
Poi ho veduto Mirigliani.
Non so se.
September 21st, 2004 at 16:15
Sono sicuro che Baricco non abbia celebrato la retorica del fascino della guerra, ci mancherebbe, e’ che mi sembra che questo elemento, che in generale esiste, non sia di grande importanza nel capire cosa capita qui ed ora.
September 21st, 2004 at 17:59
Niente, Sir, mi piaceva (sul serio) quest’immagine della decadenza dell’Impero occidentale, che crolla sotto il peso dell’adipe e dei modelli estetici. Il tutto a bordo piscina, che fa tanto Roma antica. Ma forse era solo una mia visualizzazione. (Ommioddio, non starò bariccheggiando?)
September 21st, 2004 at 20:06
Ecco, adesso manca solo qualcuno che capiti qui e chieda:
“Ma perchè tra voi vi date del Lei e vi chiamate reciprocamente Sir e Lord? Nostalgici del British Empire??”
Non scherzo, è successo più o meno così, chez Effe.
September 21st, 2004 at 20:10
Circa Mirigliani, Herr, m’è piaciuto il post di Darkripper: ha pubblicato una sua foto col titolo Strange Eons.
E sotto come didascalia “Morto non è ciò che per sempre dorme. E nel corso di strani eoni, anche la morte può morire.”
In effetti una certa somiglianza, se non con Cthulu, con Nyarlatothep, in quella foto si nota.
September 21st, 2004 at 22:59
Certo che capisco cosa vuole dire, cioe’ che al solito non ha niente da dire, ma lo confeziona bene, finche’ non si ripete.
Baricco è uno splendido cesellatore del niente, e lo conferma una volta di piu’, se si aprisse un blog sarebbe piu’ rilassante per tutti.
September 22nd, 2004 at 12:01
da lerner l’ho visto anche io. e anche io sono rimasta – mio malgrado – piuttosto colpita. non ha detto cose di straordinaria originalità ma suonavano bene e sembravano sincere, oltre che vere. e ‘trovare un’altra bellezza’ dovrebbe essere un esercizio quotidiano.
September 22nd, 2004 at 13:08
L’ho già detto, che amo questa donna?