Greetings from Boston – Harvard
Harvard è come te l’aspetti, viali alberati, edifici imponenti in pietra o mattoni, edera e ragazzi in giacca blu, pantaloni chiari, cravatte dai nodi incerti e mocassini, come i due gemelli di The Social Network, o gli studenti dell’Attimo fuggente. E’ come te l’aspetti, solo moltiplicata per arrivare a dimensioni per noi innaturali, dalle Houses in riva al fiume Charles a Mass Avenue, e in mezzo la sensazione schiacciante di essere dentro un mito vivente – ehi, questa è Harvard. Guardi i palazzi, solidi come montagne, guardi i vestiti eleganti e sobri di chi va a sentire il sermone del pastore alle undici della domenica mattina, cerchi di capire come questa immensa tradizione riesca ad andare insieme alla quella cosa che chiamiamo modernità – come saranno le aule, polverose e ruvide o lucide e lisce come un laboratorio appena installato. Fuori si fermano i pullman dei turisti, e si preparano le bancarelle del mercato, salsicce, clown, massaggi, ciambelle, chitarre, t-shirt, come se fosse il Village a New York e invece è Harvard, quella dei film, quella dei presidenti americani, quella che basta il nome.