Un barbaro, tipo
Da qualche tempo, per motivi di lavoro mi sono rimesso a studiare. Studiare proprio, non quel generico “tenersi informati sulle ultime novità”, l’aggiornamento via Google Reader che facciamo passare come formazione professionale. Studio, una cosa fatta di libri*, appunti, schemini, ripassi mentali, collegamenti, esposizioni. E niente, la fatica che ho fatto e che sto facendo mi ha fatto tornare in mente un po’ di pagine di Baricco, quelle sulla mutazione genetica che ci ha portati – un po’ tutti – a preferire il sapere un po’ (poco) di molte cose restando sempre in superficie al sapere molto di poche cose scavando nella loro profondità, e ancora non ho capito se questo è un bene oppure no, o se semplicemente le cose vanno così e se ne prende atto, e amen.
*Oddio, sì. Pare impossibile, vero? E invece tu pensa, su Internet non si trova proprio tutto tutto tutto.
October 19th, 2011 at 08:34
Anche io mi trovo spesso a riflettere su questo punto. Soprattutto dopo aver letto I barbari. E lì che mi è venuto il dubbio che forse è giusto così, che no ha senso fare resistenza. Sono diventata un filo più tollerante. Anche se mi accorgo che continuo a preferire la vicinanza di persone che hanno deciso di scendere in profondità, che continuano a farlo. Perchè me la possono raccontare fin che vogliono ma resto convinta che in superficie siamo tutti uguali e indistinguibili. E per scegliere ho bisogno di trovare le differenze. E queste sono sempre, inevitabilmente, in profondità. Non credi?
October 20th, 2011 at 09:11
No, non credo. Credo che anche le superfici possano essere affrontate diversamente.