Running on empty
Chissà cos’avranno da dirsi. Parleranno di donne, forse – non fanno forse sempre quello, gli uomini? O di lavoro. Sì, dalla faccia che fanno stanno parlando di lavoro. Mezz’età, sembrano dei quadri, dei dirigenti, dei manager. Magari uno dei due è il proprietario di uno studio legale. Reti di vendita, se non sbaglio uno ha appena detto supply chain. Vacanze? Sì, anche quello. Quattro parole sulle vacanze a luglio si fanno sempre. Dove vai, quando parti. Mare, montagna, New York. E salute. Sì, certo, anche quella. Quando c’è la salute c’è tutto. E però manca sempre qualcosa, no? O sei tu oppure è qualcuno a cui vuoi bene. Chissà com’è la voce di un cinquantenne, quando si incrina. Non credo di averla mai sentita, adesso che ci penso. Che poi, in fondo, cosa ci fanno in questo posto due così. Anche se complimenti, guarda quanto bevono, soprattutto quello là di fronte. E adesso? Non ho capito cos’è successo. E’ strano, c’è stato un momento di silenzio nel locale, e loro si sono azzittiti dopo aver parlato fitto per un’ora, e io che stavo per portargli il terzo giro mi sono fermata a qualche passo di distanza facendo finta di controllare qualcosa sul vassoio, e tutto quello che si sentiva era la musica passata dallo stereo del locale. Questa la conosco anch’io, mio padre me l’avrà fatta sentire un milione di volte quando partivamo in macchina per tornare al paese, quando iniziava a fare caldo abbassava il finestrino e tirava fuori il braccio e con la mano teneva il tempo battendo sul tetto. Jackson Browne, Running on Empty. Uno dei due canta il ritornello, a voce bassa. Sono amici ‘sti due, si capisce lontano un miglio, non è che ce l’abbiano scritto sulla fronte ma sono quelle cose che una, dopo qualche mese di questo lavoro, capisce al volo. Mi piace vedere gente così, non danno fastidio, ti sorridono, ti fanno pensare a quando avrai tu la loro età e in fondo potrebbe anche non essere così brutto. Chissà se avrò anch’io una canzone così, allora.