Con gli occhi aperti nella notte scura
Il ragazzo sta seduto nella sera che arriva. Appoggia le mani sul marmo bianchissimo e rugoso e guarda le statue, e i pini marittimi alle loro spalle e il colle che sale scuro. La ragazza arriva, e gli si siede a fianco. Non sei di qui, gli dice. Lui pare svegliarsi da un sonno, o da un sogno, o da un pensiero lontano e la guarda con un’espressione stanca e stranita. Non sei di qui, ripete lei. No, non sono di qui, Lo sapevo, E come facevi a saperlo chiede lui tornando a fissare i muscoli di marmo che puntano verso il cielo. Il modo in cui guardi questo posto, E che modo è, Un modo che hanno solo i forestieri, i turisti, quelli che girano per lavoro. Credo di essere tutte e tre queste cose, dice lui. Lo immaginavo, risponde lei. Per un po’ rimangono in silenzio. Cosa vedi, chiede lei. Qualcosa che non vedi tu, mi pare di capire, Penso di sì, è per quello che te lo chiedo, Vedo della bellezza, immagina una pallina, immagina di lanciarla verso il cielo e poi di seguirla con lo sguardo fino al punto più alto quando poi inizia a scendere, e in quel momento vedi il cielo scuro e la sfera gialla e il verde degli alberi e il bianco del marmo tutto insieme, tutto fermo come in una fotografia, Non ci ho mai pensato, Puoi provarci. Restano ancora in silenzio. Dopo un po’ lui appoggia le mani sulle ginocchia, fa leva e si alza lentamente. Vai via, chiede lei, sì, vado, E dove, Non lo so, non conosco questi posti, andrò un po’ a caso, Posso venire con te, Se vuoi sì, ma non capisco perché, Non lo so nemmeno io, magari mi fai guardare insieme a te.