Greetings from Boston – United We Stand
Scendo dalla metro a Stony Brook, e guardo il macchinista che sporge la testa dal finestrino in attesa di un qualche segnale. Proprio sotto il suo gomito c’è un grosso adesivo, la bandiera con le cinquanta stelle e una scritta, United We Stand.
Torno in albergo, davanti all’ingresso del Polish American Citizen Center è parcheggiato un grosso furgone di U-Haul, che sulla fiancata ha quella scritta, a caratteri grandi, che coprono un quarto dello spazio verso la coda, United We Stand. Basta guardarsi un po’ in giro per trovarla cento altre volte. Certo, molte meno di sette, otto, dieci anni fa. Ma comunque tante. Danno l’idea di crederci, di credere che uniti si tiene botta – che è qualcosa di diverso da “l’unione fa la forza”, io non sono un linguista ma mi pare che in fondo il senso sia quello, non è questione di essere forti per imporsi, è starsi vicini che non si viene spazzati via, che si mantiene dignità, che si resta in piedi. Danno l’idea di crederci, poi chissà se è vero, a me hanno insegnato che convincersi delle cose a volte serve a farle succedere – ma forse queste sono cose da telefilm. Americano.