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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    24/03/2005

    Greetings from Roma – 5. SPQ?

    Filed under: — JE6 @ 19:25

    Cena con un genovese. Conclusione di serata con un altro genovese, un calabrese, un laziale (di Gaeta, se non ricordo male), un partenopeo, un milanese. E una romana, infine. Alberto Fortis non avrebbe mai potuto iniziare la sua carriera, al giorno d’oggi.

    In effetti, il pranzo di oggi ha avuto luogo in una fantastica trattoria romana, tavolo di legno e tovaglia a quadretti bianchi e verdi, e un cibo mandato in terra da Dio in persona (‘a gricia, per dire). In compagnia di un romano-de-roma, di quelli che ti fanno amare questa città qualunque cosa facciano e dicano.

    Greetings from Roma – 4. Rock DJ

    Filed under: — JE6 @ 19:21

    Stazione della Metro A. Colonna sonora: In The Air Tonight, del Nano Pelato.
    Taxi. Colonna sonora: Morcheeba, qualcosa da Big Calm.
    Poi si chiedono perchè la gente non usa i mezzi pubblici.

    Greetings from Roma – 3. Il costo della vita

    Filed under: — JE6 @ 19:18

    C’è un motivo che spiega perchè il costo orario dell’Easy Internet Point di Via Barberini è di 2 Euro, mentre quello dell’Easy Internet Point di Earl’s Court Road a Londra è di 1 sterlina?

    Greetings from Roma – 2. Gnam

    Filed under: — JE6 @ 19:17

    Mi era parso, durante la passeggiata pre-cena, di vedere un paio di corpicini galleggiare nell’acqua della Fontana di Trevi, e mi ero chiesto con curiosità chi fossero quei signori che, lì vicino, vestivano pesanti colbacchi nonostante la temperatura più che primaverile.
    Poi, in serata, ho visto il manifesto che annuncia il comizio finale della campagna elettorale di Armando Cossutta, che viene accompagnato da un’orchestra di balalaike o qualcosa di simile, e allora tutto si è fatto più chiaro.

    Greetings from Roma – 1. Per i campi

    Filed under: — JE6 @ 19:13

    Io ho questa teoria, che una città si giudica più per le sue periferie che non per il centro storico. Quindi, Parigi perde un sacco di punti, perchè la banlieue è di una bruttezza sconcertante, e la Ville Lumiere si salva solo per quei cinque o sei chilometri quadrati che tutti conoscono bene, affossati però da Choisy-Le-Roy o Drancy. Qui, invece, si passa per campi verdi e greggi, ed anche dove si vedono i muri sbrecciati, gli sfasciacarrozze, le buche nell’asfalto ed una sorta di povertà diffusa, si ha l’idea di stare in un posto dove comunque vale la pena vivere. E così, si può anche guardare persino con tenerezza ad una signora seduta su una panchina della stazione della Magliana, con lo sguardo fisso nel vuoto, e chiedersi cosa sta pensando, ed avere quasi voglia di scendere e scambiarci due parole.