Io non c’ero, all’inizio degli anni Settanta. O meglio, ero un po’ troppo piccolo per capire, per giudicare.
Quindi, ciò che oggi so di quegli anni è tutto di seconda mano. Provo sensazioni e do giudizi sulle persone sulla base di quanto vedo e leggo oggi, sulla base di quello che le persone mostrano oggi di essere.
Faccio questa premessa per dire che ieri sera, in aereo, mi sono letto tre volte l’articolo di Claudio Sabelli Fioretti pubblicato sul Corriere della Sera Magazine di ieri. L’ho letto e riletto, perchè Csf cita alcune sue interviste a soggetti che continuano ad ammorbare giornali e televisioni di un paese che ha già tanti problemi.
E ne vengono fuori perle di questo genere:
[Intervista a Lanfranco Pace, parlando dell’omicidio Calabresi]
Ma se tu conoscessi i nomi dei colpevoli, li diresti?
«No. Non servirebbe a nulla. E non libererebbe Adriano. Anche se venissero fuori i vari responsabili dei servizi d’ordine cui ha fatto allusione in modo un po’ mafiosetto Giampiero Mughini, vale il famoso teorema che Adriano capo carismatico non poteva non sapere».
[Intervista a Giampiero Mughini, sempre parlando di Calabresi e Sofri]
“… io penso che un commando di Lotta Continua abbia ucciso Calabresi… ci sono dieci italiani che sanno chi ha ucciso Calabresi… Sofri? E’ più probabile che sappia…”
[Intervista a Erri de Luca, ancora sul tema Calabresi]
Tu lo sai chi ha ammazzato Calabresi?
La risposta, piena di imbarazzo:
“Preferisco non risponderti. Non mi sento libero di parlare di questo”
Capito? Questi sono gli intellettuali di gran nome, quelli che fanno le morali, quelli che discettano di tutto e su tutti.
Io non lo so se Adriano Sofri ha dato ordine di uccidere Calabresi. Se devo stare alle sentenze delle n corti che lo hanno giudicato, sì, lo ha fatto. E’ un assassino che non ha toccato la pistola. Eppure, se anche questo fosse vero*, provo nei suoi confronti un rispetto che non riesco a provare per questi omuncoli che sanno e non dicono, e una volta al mese dicono che bisogna approvare un’amnistia per chiudere un periodo orribile della storia patria, e una volta ogni sei settimane lanciano appelli alla pacificazione nazionale. Un loro (ex?) amico se ne sta dietro le sbarre, giudicato colpevole di un reato osceno e gravissimo; loro sanno chi sono i veri assassini, ma non dicono niente. Il loro (ex?) amico vede il sole a scacchi, e loro hanno il coraggio di dire che non si sentono liberi di parlare. Se non mi trovassi a provare persino vergogna per loro, direi che hanno uno spiccato senso dell’umorismo. Non si sentono liberi, poveretti.
* Sia chiaro: so bene che ci sono parecchi dubbi su come si è arrivati a quelle sentenze. Ma poniamo che le cose siano davvero andate in quel modo.