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    22/09/2006

    Persone corte crescono (forse)

    Filed under: — JE6 @ 08:09

    Tra le diverse cose interessanti contenute nell’intervista che Sabelli Fioretti ha fatto a Renato Soru – fondatore di Tiscali e attuale “governatore” della Sardegna – c’è questo brandello di infanzia nuragica:
    Non ci si crede che a bambini così piccoli dessero responsabilità da grandi. Ricordo bambini di sei anni che si occupavano di bambini di un anno. Oggi se succede una cosa del genere ti arrestano.
    Mi è venuto in mente che io e mia mia moglie ci siamo sentiti stupiti ed orgogliosi quando abbiamo saputo che la persona corta era stata nominata tutor (sic) di una bambina di due anni più piccola, new entry della sua classe, trovando che questa fosse una manifestazione di fiducia nelle sue capacità da parte delle maestre. Poi ho ricordato che mio padre, nella stessa Sardegna nella quale è nato, cresciuto e vissuto Soru, all’età di dieci anni faceva il pastore e rimaneva solo, di notte, tra boschi e radure, a chilometri di distanza dal paese, del quale non poteva nemmeno vedere le luci perchè, nel 1940, l’illuminazione pubblica di un paesino di mille anime era quel che si dice una chimera.
    E ho pensato che oggi, in fondo, le persone corte ci danno l’impressione di diventare grandi molto in fretta perchè a quattro o cinque anni sanno cambiare un dvd o usare la Playstation, ma in fondo sono molto più “piccole” di quanto non fossero i loro nonni, perchè noi – i loro genitori – a quarant’anni non sappiamo sopportare nemmeno un decimo delle Paure che i nostri padri hanno dovuto e saputo affrontare durante la loro infanzia. Le persone corte, a ben vedere, sono quelle più alte.
    Sabelli Fioretti

    16 Responses to “Persone corte crescono (forse)”

    1. b.georg Says:

      in effetti lavorare da piccoli responsabilizza molto, anche al giorno d’oggi. me l’ha detto un mio amichetto cinese ieri all’asilo, mentre cuciva una nike.

    2. Squonk Says:

      Non faccia lo spiritoso, qui mica si parla di lavoro minorile, ma di genitori (quorum ego) che hanno una paura fottuta a far uscire i figli di casa, anche per andare a prendere il latte.

    3. caporale Says:

      non vorrei intaccare stupore ed orgoglio per il nuovo incarico della figlia, ma è una cosa abbastanza comune: alla scuola materna i bambini (persona corta è orribile, in my humble opinion) vengono divisi in “piccoli”, “medi” e “grandi”. E’ previsto che, almeno per i primi giorni, ogni “grande” si prenda cura di un “piccolo”. Insomma un avanzamento per anzianità, una roba tipo ministeriale.

    4. Squonk Says:

      Cap., lo so come funziona. L’orgoglio è che abbiano scelto lei e altri due su quattordici bambini “grandi”. Ma spero di aver fatto capire che mi sto rendendo conto della mia mancanza di senso delle proporzioni.

    5. AdRiX Says:

      Fate poco gli spiritosi, o compari. Squonk ha ragione comunque nel sottolineare che nella percezione contemporanea le persone sono incapaci e irresponsabili fino a trent’anni di età. A meno che non siano dei piccoli geni che a otto anni sanno usare il telecomando del televisore con perizia, giocare a MassacroIntegrale sulla PS e addirittura andare in bicicletta. Certi piccoli geni addirittura manovrano la rotellona dell’ipod senza leggere le istruzioni a sedici anni.

    6. Says:

      “persona corta” è magnifico, in my humble opinion.

    7. Squonk Says:

      Copyright EmmeBi.

    8. Achille Says:

      A me sembra una bella riflessione. (ora arrivera il titolare del blog e mi dirà “perchè achille, mi sbeffeggia ironicamente?”)

    9. Massimo Says:

      Quoto totalmente il Suo post, anch’io, da piccolo, curavo i miei fratellini senza troppi problemi. E’ ora che tutto sembra più difficile: si soffre poco?

    10. A. Says:

      Non sono d’accordo. Il tempo non cambia la sostanza dell’animo umano.
      Cambiano le paure e le responsabilità nel tempo. I bambini sono sempre gli stessi.

    11. Squonk Says:

      Sul fatto che il tempo non cambi l’animo umano ho dei dubbi. Comunque, ho scritto che le persone corte “danno l’impressione” di essere grandi, non che lo sono veramente. A parità di età, era molto più “grande” mio padre rispetto a mia figlia.

    12. pinux Says:

      Post perfetto, d’accordo su tutto. Anche perché mio padre, pastore (o allevatore, ché fa tanto politically correct…), che di anni ne ha 68, ed è pensionato, non riesce ancora a staccarsi dalla campagna. Una campagna diversa, certo, dove ormai godi di tutte le comodità, dove ormai hai le mungitrici che ti fanno 3/4 del lavoro. “Questo non è lavorare, questo è giocare” dice mio padre, rigorosamente in dialetto ollolaese, mentre per l’ennesima volta ci ricorda che lui a dieci anni stava già solo, in campagna, dietro al gregge, a dormire sotto le stelle, nel freddo, nell’umidità, nella paura, certo.
      Come diventare adulti prima di essere adolescenti.

      Ciao

    13. sphera Says:

      Sono d’accordo. Conosco un sacco di gente che accompagna in macchina a scuola i figli che frequentano le medie perché “in giro ci sono un sacco di pericoli”. I suddetti figli ovviamente sono seccatissimi perché avrebbero una gran voglia di correrlo qualche pericolo, diosanto, un pericolo vero, anche piccolino ma non fatto di pixel.
      Dopo un certo numero di anni smettono di essere seccati, disimparano a camminare e si comprano la macchina.
      E siccome in giro ci sono un sacco di pericoli si vanno a spiaccicare contro il muro.

    14. b.georg Says:

      ok faccio il serio.
      che io mi ricordi le uniche favole di “paura sociale” che ci raccontavano i nostri genitori (intendo a noi nati negli anni ’60…) erano quella degli zingari che rubavano i bambini e l’altra degli adulti che ti regalavano la droga fuori da scuola, ma anche quelle recitate a mo’ di di ammonimento generico, con convinzione non superiore a quella circa l’esistenza dell’uomo nero che ti veniva a prendere se facevi i capricci (purtroppo la droga nessuno me l’ha mai regalata, a me…).

      dunque i nostri genitori non avevano o almeno non mostravano questa nostra paura genitoriale (almeno non i miei, che mi mandavano a scuola da solo in seconda elementare). Dunque non sono loro ad avercela trasferita. Forse le città erano più sicure allora? C’erano meno crimini verso i bambini? Cioè, oggi questi crimini sono forse esplosi? È possibile, non ho dati. Ma sospetto che non sia affatto così. Sospetto che questa paura sia un prevedibile effetto della martellante campagna mediatica sulla sicurezza delle città che ci tartassa i maroni da almeno 20 anni, il cui esito è una pantomima immaginaria che divide le città – solo nella testa di chi ci abita – tra chi è dentro il recinto e chi è fuori, tra garantiti e assedianti, tra iperblindati terrorizzati e barbari assalitori, tra fortini e degradazione.
      È un fatto contagioso, del resto: ricordo che quando ero piccolo i miei non chiudevano mai a chiave la porta di casa, quando erano in casa ovviamente. Dubito che allora i furti negli appartamenti fossero meno di adesso. Ora però si sono fatti mettere la porta blindata e si chiudono dentro a 4 mandate, nel dubbio che qualcuno possa entrare nel condominio e irrompere in casa loro mentre mangiano la minestra. Possibilità che peraltro mai si è verificata a memoria d’uomo, né è sensato che si verifichi, tranne nel caso in cui i ladri impazziscano tutti di colpo.

    15. latitta Says:

      forse ha ragione goffredo parise,
      la figura del padre è morta dopo il ’68.

    16. francesco Says:

      io, se sono completamente d’accordo con il post e pure con il commento di b.georg qui sopra, pare brutto?
      (comunque, a me, persona corta piace tantissimo, non uso questo termine giusto per rispetto del Copyright EmmeBi :-))

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