La segretaria anziana
La segretaria anziana ha una cinquantina d’anni, forse cinquantacinque. Deve avere iniziato a lavorare subito dopo il diploma – chissà, forse una di quelle scuole di segretariato o di avviamento al lavoro che hanno tirato su un paio di generazioni, e delle quali oggi sentiamo la mancanza, anche se non lo diciamo in giro. La incontro ogni mattina da non so più quanto tempo, ma è una cosa che ho realizzato solo da poco: perchè la segretaria anziana è così, invisibile ma presente, con i suoi tailleur sobri e dai colori sfuggenti, il caschetto di capelli corti e ordinati, le scarpe mai di moda e mai demodè, il tacco né alto né basso, il trucco appena accennato. Non la noti insomma, fino al giorno in cui un evento straordinario – la febbre a quaranta, la morte della madre – la tiene a casa e tu rileggi quattro volte la stessa riga della Gazzetta perché non riesci a concentrarti, c’è qualcosa di strano che non riesci a spiegarti, il vagone della metro è lo stesso di ogni giorno (il primo in testa al treno), l’orario è lo stesso da dieci anni a questa parte (quello che ti permette di timbrare il cartellino un minuto prima che il capufficio ti squadri come se fossi un criminale di guerra), eppure manca qualcosa, anzi manca qualcuno e quel qualcuno è la segretaria anziana, e finisce che ti preoccupi per lei anche se non la conosci, ti chiedi cosa mai sarà successo perché non è proprio da lei non essere al suo posto. Immagino che tutta la sua vita sia così, una presenza discreta ma indispensabile, una specie di mulo capace di ogni fatica, spinta da un senso del dovere inculcatole fin da bambina, sorretta da quella dignità senza superbia che trovo in mia madre ma non più in me stesso. La segretaria anziana è il collante, quella su cui chiunque può contare, affidabile, precisa, instancabile: ma non una schiava senza cervello. E’ una donna che, ne sono certo, parla poco: non l’ho mai vista scambiare quattro chiacchiere con chicchessia, sul vagone della metro. Ma sono altrettanto certo che quando apre bocca lo fa a ragion veduta, è quella capace di dire la parola che tutti avevano sulla punta della lingua e nessuno era capace di esprimere, e il bello è che è così da una vita, e da una vita tutti continuano a stupirsene. Mi rendo conto che non riesco a vederla che così, una macchina umana seria e intelligente: ma chissà se ha un marito, se ha avuto un amore folle che le ha tolto il respiro e l’appetito, se ha mai fatto sesso con uno sconosciuto dopo una sbronza feroce, se le capita di guardare il telegiornale e di sentire voglia di tirare un piatto verso lo schermo, se ha mai litigato sul pianerottolo con la vicina di casa dandole della puttana. Forse sì, ognuno ha il proprio lato oscuro, ognuno ha il proprio scheletro nell’armadio. Ma voglio credere che la segretaria anziana, di cui oggi qualcuno si renderà conto di non conoscere nemmeno il nome di battesimo dopo sette anni di lavoro in comune, sia diversa da tutti gli altri perché non puoi dubitare della solidità delle fondamenta della baracca se vuoi continuare ad abitarla senza perdere definitivamente il sonno per la paura che tutto crolli.