La busta
Le due donne guardano la mensola, sulla quale la più anziana ha steso un telo colorato prima di appoggiare i pacchetti e i biglietti di auguri. La scatola più grande contiene un magnifico paio di stivali. Un’altra un aggeggio elettronico del quale la donna ha sentito molto parlare ma che non saprebbe né chiamare per nome né tantomeno accendere. Gioielli. Un telefono. Un plico con il logo di un’agenzia di viaggi. Hai tanta gente che ti vuole bene, dice alla donna più giovane. Ho tanta gente che mi vuole, risponde questa. Le due donne rimangono in piedi, in silenzio, l’una che aspetta che l’altra inizi a sciogliere i fiocchi e aprire i pacchetti e magari sorridere. Entrambe, senza dirselo, pensano alle feste di compleanno di quando la donna più giovane era una bambina. Dimenticavo questa, dice la donna anziana estraendo dalla borsa appoggiata sul pavimento una busta bianca con il nome della donna più giovane scritto a mano, probabilmente con una stilografica. Era nella cassetta della posta, dice, porgendo la busta alla donna che le sta a fianco. Chi è, le chiede. Un amico. Un altro che ti vuole, mormora la donna anziana con la voce stanca. Sì, risponde la donna più giovane aprendo piano la busta e guardando il foglio a quadretti riempito da una scrittura fitta e elaborata. Sì, uno che mi vuole. Uno che mi vuole bene.