Quattro (quarti)
C’è che quando sei lì, non importa se in autostrada in seconda corsia o fermo in coda al semaforo della circonvallazione, c’è che quando parte il quattro quarti senti il piede che tiene il tempo, strofa ritornello strofa, ed ecco che ti ripassa davanti agli occhi la scena che hai visto e pure sognato così tante volte, l’occhio di bue che ti prende in pieno e centomila persone che diventano una sola, grande, enorme che tiene il fiato e vola via mentre la scala del tuo assolo sale fino in cielo – verso l’infinito e oltre – ma lassù non ci arrivi se non hai il cuore che batte, e il cuore è quello, è il quattro quarti, la cosa più semplice che c’è, né il sette ottavi di “Money” né il nove ottavi dell’Apocalypse di “Supper’s Ready”, lo senti il colpo della cassa e sai che adesso arriva il piatto, la vedi la bacchetta che sta per scendere, dai dai dai – io non so nulla di musica, so che la vita batte in quattro quarti, come il cuore, proprio quello, tum tum tum tum, quattro quarti, quattro minuti e non ti serve altro perché è tutto lì, it’s only rock’n’roll but I like it, perfetto come le cose ridotte all’osso, niente trucchi per favore.
September 23rd, 2010 at 12:30
Per noi anziani va bene il tre tempi del valzer.
Puoi capirmi se ascolti (e vedi) Karajan che dirige il concerto di capodanno, malato, irrigidito lui, ma nostalgico e struggente addio, il valzer.
September 26th, 2010 at 11:24
può essere anche un 5, o un 7. ed è una sensazione bellissima.