Una voce di cui fidarsi
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I due uomini entrano nel bar, quello più giovane apre la porta a quello più anziano che poi si dirige sicuro verso un tavolo d’angolo con il passo di chi ha consuetudine con il luogo nel quale si trova. Si siedono, ordinano – ormai è tardi, chiedono una birra, ma lo fanno giusto per passare il tempo, per avere un motivo per stare seduti a quel tavolo. Per un paio di minuti parlano del tempo, poi l’uomo più anziano chiede all’uomo più giovane che lavoro fa e sembra sinceramente interessato alla risposta, all’autoritratto che ascolta. Passano una ventina di minuti, durante una pausa di silenzio l’uomo più anziano guarda negli occhi quello più giovane e gli dice lei non mi chiede nulla, chi sono, cosa faccio; l’uomo più giovane ha un attimo di esitazione, poi sembra prendere coraggio e risponde penso di sapere abbastanza di lei, se le chiedessi di più sarei indiscreto e questa è la prima volta che ci incontriamo. L’uomo più anziano sorride, finisce la sua birra e porta la mano alla tasca interna della giacca per estrarre il portafogli e pagare il conto. L’uomo più giovane guarda dietro le spalle dell’uomo più anziano, oltre la vetrina del bar, fissa il grande portone di vetro del palazzo di otto piani dal quale poco prima entrambi sono entrati e usciti e dice a voce bassa è una donna fortunata, l’uomo più anziano gli chiede cosa glielo faccia pensare e l’uomo più giovane risponde ha lei qui, e lei ha la voce di una persona della quale ci si può fidare. I due uomini escono dal bar, l’uomo più anziano chiede all’uomo più giovane se vuole un passaggio da qualche parte, quello risponde di no accompagnando le parole con un gesto lento della testa, faccio due passi, mi piace l’aria di quest’ora della notte; l’uomo più anziano dice allora arrivederci, è stato un piacere, l’uomo più giovane risponde anche per me, più di quanto lei possa pensare, allunga la mano, la stringe senza sorridere e si incammina.
April 20th, 2011 at 09:43
, e lei ha la voce di una persona della quale ci si può fidare.