Greetings from Ljubljana 2012 – Gommoni
Li ho visti per la prima volta poco più di quattro anni fa, la prima volta che sono venuto qui – una fattoria a poche decine di metri dall’autostrada, con tutte le sue cose, i covoni se è stagione, un piccolo trattore, gli attrezzi, e poi loro, quattro o cinque gommoni, di quelli che vedi al mare, un paio più grandi e gli altri più piccoli, con le galline che gli girano intorno, oggi c’era anche la neve che iniziava a sciogliersi nello strano e inusuale caldo di un martedì di febbraio sloveno, bastava guardare nello specchietto retrovisore e vedevi ancora le colline bianche con i rami appesantiti dei pini, e loro – i gommoni – lì, al loro posto, apparentemente curati ma inesorabilmente inchiavardati in un’aia a pochi chilometri dalla città, nella terra di mezzo tra agglomerato urbano e aperta campagna, e non so perché, ma ho questa certezza che il mare non l’abbiano mai visto, che non abbiano mai visto nemmeno l’acqua del lago di Cerknica, che stiano lì come i leoni dell’MGM di Las Vegas, come l’elefante del circo Medrano, fuori luogo e fuori tempo, e ormai dentro il loro luogo, e il loro tempo.