Concessione scaduta
Le pareti, a vederle in prospettiva, sembrano due lunghissime, enormi bacheche di una qualsiasi università, o la faccia di un bambino con la varicella, centinaia di macchie arancioni dal pavimento al soffitto. Quando ti avvicini capisci, sono foglietti quadrati, sopra c’è scritto Urgente – Concessione scaduta, chi li ha attaccati ha fatto quel che ha potuto ma lo spazio è quello che è, i foglietti arancioni stanno a due, tre centimetri dalla fotografia, dal nome, dalle date, da i tuoi cari – sono lì da mesi quei foglietti, li guardi e ti chiedi quanto possa valere una scadenza per un morto, dimmi cos’è che scade, cosa puoi fare, spostare le mie ossa da qui a lì, toglierle da un buco scavato dentro una parete per gettarle in un buco nel primo prato che ti passa sotto gli occhi, li guardi e pensi a chi qui non ci viene mai, quello che non può perché chissà dove vive, quello che non può perché è morto anche lui, quello che non vuole, quello che non si ricorda nemmeno più, i biglietti sono per loro no? e infatti lo sappiamo tutti che dei morti ti puoi fidare ma dei vivi no. Fuori tira un vento gelido, il cielo è pieno di nuvole nere e pollini, sembra che nulla riesca a stare al suo posto – nulla, tranne i foglietti arancioni, Concessione scaduta.