Una certa idea di evidenziazione
“Mi son ricordato di una cosa che ho imparato dai vecchi: falli parlare di quello che veramente conoscono e amano, e capirai cosa pensano del mondo. […] Io di cose che conosco davvero, e amo senza smettere mai, ne ho due o tre. Una è i libri. Mi è venuta un giorno questa idea: che se solo mi fossi messo lì a parlare di loro, prendendone uno per volta, solo quelli belli, senza smettere per un po’ – be’, ne sarebbe venuta fuori innanzitutto una certa idea di mondo. C’erano buone possibilità che fosse la mia.”
L’altro giorno mi sono messo a leggere questo libro di Baricco – è una cosa agile, un pomeriggio e due sere e via, fatta. Ora, io sono di parte nel senso che di Baricco mi piace tutto, ma proprio tutto quello che scrive, recita, declama, tutto purché non siano i suoi romanzi (il che, lo ammetto, non è forse questo gran complimento per uno che scrive libri: epperò, per dire, è la stessa cosa che mi succede con Foster Wallace, nel senso che i suoi romanzi o racconti sono molto belli ma i saggi e gli articoli e quelle cose lì sono bellissimi, quindi facciamo che non stiamo a sottilizzare). Ma in realtà non è questa la cosa che mi interessava*, mi interessava l’idea di fondo, quella che si possa definire l’idea del mondo che uno ha, pure magari inconsapevolmente, guardando i libri che gli piacciono tra quelli che legge. Che è un’idea che ha il suo senso, unisci i puntini, vai da Roth a Irving, colleghi questo a Marquez e Marquez a Pennacchi e così via, poi guardi il risultato finale e magari vedi solo un groviglio, un gomitolo preso a unghiate da un gatto annoiato, ma magari ci vedi qualcosa che ha un significato (poi fai la stessa cosa con la musica, per dire: scarti subito i Beatles, prendi gli Stones, vai a Springsteen, allunga il filo e arrivi a Mellencamp, cose così). Ma c’era qualcosa che non mi convinceva fino in fondo, e ancora adesso non saprei bene dire cos’era, se non che ho la sensazione banale che non siano i libri quelli che definiscono la tua idea di mondo bensì le sottolineature, le evidenziazioni che ne fai, le due frasi che ti rimangono, le cento parole su trecento pagine, sì, va bene Pastorale Americana ma alla fine quel pezzo a pagina 254, basterebbe solo quello, anzi magari c’è solo quello e tutto il resto lo puoi pure buttare via (si fa per dire, non scherziamo, adesso ti pare che si butta via qualcosa di Roth), magari il libro è pure brutto ma quelle quattro righe dicono tutto, e tutto di te, e niente, poi mi sono reso conto che Baricco questa cosa l’aveva già fatta (non che ci volesse una gran scienza, lo ammetto), due o tre delle Palladium Lectures sono un lungo elenco delle sue sottolineature, e lo vedi, lo vedi che è vero, che allora funziona così.
*Poi cinque o sei libri di quelli consigliati li ho recuperati, quell’uomo è un venditore che lévati.
August 28th, 2013 at 09:31
tremendo baricco, quando leggo i suoi romanzi (pochi, lo confesso, e nemmeno i più famosi) mi viene voglia di andarlo a cercare per prenderlo a schiaffi, per quanto è irritante, però ammetto che hai ragione, dal vivo o in televisione è un affabulatore, ti incanta, se non sapessi che fa il mestiere che fa, e come lo fa, diventerebbe il mio riferimento
comunque roth e marquez su tutti, ma anche henry miller, jonathan safran foer, mordecai richler, ma pure sciascia, fenoglio, morante…
ciao