Di simboli e speranze esaudite
Qualche giorno fa scrivevo di quanto mi sento a disagio nel guardare alle persone (meglio sarebbe dire “ai personaggi pubblici”) come a dei simboli, svuotandoli del loro contenuto umano. Per coerenza, dovrei sentire lo stesso disagio nei confronti di Cesare Previti.
Eppure, in tutta sincerità , non ci riesco. Il signore ha acquistato una sua corporeità nelle sue mille manifestazioni pubbliche. In queste, non ha mai impersonato nessuno e nient’altro che non fosse se stesso (e, per estensione, la sua cerchia di sodali, protetti e clienti): per intenderci, niente a che fare con un magistrato o un carabiniere, i quali incarnano lo Stato perdendo la propria individualità .
Io, per quel nulla che conta, ho sempre avuto in sommo disprezzo le manifestazioni pubbliche di Previti, nel contenuto e nella forma. Ci sono voluti tre anni e decine di udienze, ma si è arrivati ad una conclusione, seppure temporanea. La persona Previti è colpevole. Adesso possiamo lavorare sui simboli.