Business is evil
Perchè in Italia tante persone guardano al famigerato articolo 18 come all’ultimo baluardo della difesa dei diritti dei lavoratori, quando in moltissimi altri paesi non esistono norme simili?
Andando all’osso, secondome, il motivo principale si chiama paura.
Paura di perdere il lavoro, e di non trovarne un altro. Brutale e semplice. Lo so, perchè l’ho vissuto in prima persona (per chi vuole, ho messo qui un ricordo).
Oggi non mi interessa la seconda faccia di questa paura, quella che riguarda l’oscena visione di se stessi vaganti dalla poltrona al divano, con in mano un giornale di inserzioni gratuite, e la moglie che telefona ogni mezz’ora dall’ufficio per sapere se ti sei suicidato dalla vergogna e dalla disperazione.
Mi interessa un po’ di più la prima: la paura di perdere il lavoro. E’ ovvio che è legata a filo doppio al terrore di non trovarne un altro in tempi brevi, ma c’è qualcos’altro. E’ una sfiducia profonda nelle aziende. Negli imprenditori. Nei capi, nei padroni, chiamateli come volete.
E’ una paura che ha a che fare con la certezza quasi assoluta che il boss (sa di mafioso, ma contestualizzando suona più neutro) farà solo ed unicamente i suoi interessi personali; con la convinzione che il boss non è animato da alcuna etica calvinista (do you remember Max Weber?) del suo ruolo; con l’intima consapevolezza che padrone (o manager, o azionista) e dipendente non sono colleghi che collaborano per il raggiungimento di un obiettivo comune (e da quello traggono entrambi beneficio), bensì concorrenti che partono da posizioni diverse.
Insomma, si vuole difendere l’articolo 18 – con tutte le sue storture – anche perchè non ci si fida della controparte.
Questo è tragico. Ed ancora più tragico è constatare che questa sfiducia ha, alle spalle, un fondo di ragionevolezza.
April 30th, 2003 at 16:40
si chiama divisione in classi? può sembrare demodé, ma i miei interessi (per dirne uno) e quelli di tronchetti provera (per dirne un altro) sono ancora alquanto concorrenti. Il che non significa che estendere l’art 18 sia, in questo momento, la cosa più utile. Mi pare interessante l’articolo di beppe di oggi su questi temi, mi permetto di segnalarlo qui: http://blogs.it/0100206/2003/04/30.html#a629
ciao
April 30th, 2003 at 17:13
BG, se il tuo datore di lavoro è onesto ed ha un minimo di etica (cosa richiesta anche a te in quanto dipendente, sia chiaro), allora – limitatamente all’ambito lavorativo – i tuoi ed i suoi interessi sono gli stessi. Fare bene, creare profitto, creare ricchezza, avere un ruolo sociale positivo e costruttivo, cose di questo tipo. E’ che tu (ti eleggo a simbolo del lavoratore dipendente) non ti fidi di Tronchetti Provera. Non dico che tu abbia torto, dico che se così non fosse, non ti guarderesti le spalle confidando nell’articolo 18.