E’ un re senza regno, il Loris. Perchè giù in sala le boccette non le consideriamo. Il biliardo nobile è quello che si gioca con la stecca, su questo non si discute; le boccette, invece: gioco di mano, gioco di villano.
Eppure, il Loris con le mani è un mago. Sul serio. Fa fare di tutto a quelle biglie. Le mette dove vuole, regola angoli, effetti e velocità con una naturalezza che fa quasi spavento; batterlo è quasi impossibile, sulle tre partite: ne puoi vincere una per il rotto della cuffia, ma due, beh, se ti capita devi offrire un giro a tutti e segnare in rosso sul calendario.
Il Loris sorride sempre, che è cosa strana perchè rara, da queste parti. Arriva con la sua polo con tutti i bottoni allacciati, e quando è inverno, a volte, indossa anche una giacca a quadri che però non fa effetto su alcuno dei Lord Brummel che piegano la schiena sul tavolo verde tra gemiti e rutti. Qualcuno con cui giocare lo trova sempre, perchè, anche se la sorte della partita in genere è già segnata, il Loris è un buon diavolo che a volte, addirittura, vince ma paga lui il tavolo. Non beve, non fuma, parla poco e non dice parolacce. Sembra che non soffra di complessi di inferiorità verso quelli della stecca: a lui le boccette piacciono, davvero; e infatti, a volte si mette a giocare da solo, mezz’ora a provare acchiti, accosti, bocciate.
Poi, si rimette la coppola, sempre con quel mezzo sorriso che a volte ti viene il dubbio che soffra di una paresi, e torna a casa. Sua mamma ha novantadue anni, e lo aspetta. Deve essere un bravo figlio, il Loris.