Nella sua furia luddista tesa a difenderci dal Grande Fratello, il Garante per la protezione dei dati personali si è (neanche tanto) lentamente trasformato nel Grande Cugggino.
Non c’è materia sulla quale non intervenga, molto spesso a sproposito, e sempre a senso unico: ergo, sostenendo a spada tratta qualsiasi diritto, reale o supposto, del singolo cittadino e contemporaneamente avversando i diritti delle aziende.
La legislazione sulla tutela dei dati personali che attualmente è in vigore in Italia è, insieme a quella spagnola, di gran lunga la più restrittiva dell’intero mondo occidentale. A dispetto di quanto avviene nel resto del mondo, in Italia non si tiene minimamente conto del cosiddetto principio del bilanciamento degli interessi: il che, in soldoni, significa che io singolo cittadino ho il diritto di non essere “disturbato” da comunicazioni commerciali indesiderate; e, al tempo stesso, io azienda ho il diritto di comunicare sia a privati che ad altre aziende, dando loro la massima possibilità di non ricevere più i miei messaggi, se questi non sono graditi.
Il luddismo di casa nostra fa sì che oggi viga il principio dell’opt-in (ricevo solo se ho esplicitamente richiesto di ricevere) per quasi ogni tipo di comunicazione diretta one-to-one. Con il bel risultato che, se da un lato non viene meglio tutelata la privacy del cittadino, dall’altro si affossano centinaia di aziende. Nel frattempo, basta restare seduti una mezz’oretta sul divano a guardare la televisione, per beccarsi non meno di una quindicina di spot non richiesti.
Certo, rimane la soddisfazione di poter dire “adesso chiamo mio cugggino”. Mica poco, a pensarci bene.