Sto leggendo una raccolta di racconti edita da Minimum Fax dal non spregevole titolo “Tutta un’altra vita”. Prosatori italiani, Carlotto, Lodoli, Romagnoli, gente così. Anche Tiziano Scarpa, in effetti.
Ora, il libro nasce su commissione di un grande gruppo assicurativo; ed una volta che lo si sa (cioè, dopo aver letto un terzo dell’introduzione), il titolo prende tutto un altro significato rispetto a quello che era stato capace di evocare ad una prima lettura.
Si procede, pensando che un buon ottanta per cento dell’arte prodotta negli ultimi cinque millenni è stata commissionata dal mecenate di turno, e ciò non impedisce lo sdilinquimento di fronte alle opere di Leonardo o di Giotto, tanto per fare un paio di nomi.
Ma, procedendo (premetto: sono a metà del quarto racconto, su sette che compongono la raccolta), ci si trova di fronte ad una sciatteria di scrittura e ad una povertà di trame da lasciare tramortiti. E viene da pensare che c’è modo e modo di guadagnarsi i soldi, e c’è modo e modo di darli. Modi migliori di questo, di sicuro.