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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    01/07/2004

    Solone al Salone

    Filed under: — JE6 @ 08:57

    Arrivo in ritardo, ma questo commento di Don Gonio ad un post di Petunias’, indirizzato a Kiara, mi ha rallegrato l’inizio della giornata (e Kiara non c’entra nulla, sia chiaro – oddio)

    [come fosse un’arietta di Da Ponte]
    è il salone
    un’ossessione
    che non trova conclusione
    (….ed induce confusione)
    solo nel sen(n)o palpitante
    di fanciulla petulante

    Al mercato

    Filed under: — JE6 @ 08:56

    A commento di questo post, riceviamo da Una domanda, anzi due e volentieri pubblichiamo:
    Ma non sarebbe più corretto leggere tutto il libro prima di tirare in ballo TUTTI gli autori dell’antologia tirando le somme sulla sciatteria generale della letteratura italiana, mondiale, Leonardo, Giotto, Dio, l’Universo e tutto il resto? E poi, che male c’è a scrivere pagati? Lo scrivere è o non è un lavoro? E allora, quale moralismo ti spinge a considerare con sospetto questi racconti solo perché SAI che sono stati pagati? Tutti i racconti sono pagati, poco o tanto. E se non lo sono, DOVREBBERO esserlo. (Che cosa ti hanno fatto gli scrittori perché debbano condurre una vita non pagata, sottopagata, povera e grama? Forse questo: loro sono stati pubblicati e tu no, è un’ipotesi probabile. Quasi tutto il rancore della rete verso gli scrittori parte da questa premessa disonesta; disonesta in quanto non dichiarata). Tutti i racconti americani, inglesi e gran parte degli europei che leggiamo sono stati pagati. Possono essere sciatti o no. Ci sono molte schifezze anche fra i racconti angloamericani (cito loro perché è il mercato letterario più pagato del mondo). Ma tu sei più mercificato della mercificazione che denunci: SICCOME sono pagati, scrivi, dovrebbero essere scritti bene!
    E, altrettanto volentieri, rispondiamo:
    Caro/a Una domanda, grazie del commento. Senza ironia.
    Cerco di spiegarmi meglio, perchè credo che tu abbia capito poco del mio post: e questo, naturalmente, è colpa mia, non tua.
    Leggere tutto, prima di giudicare: hai ragione. Peraltro, trattandosi di una raccolta di autori diversi, ognuno di questi si è giocato le sue carte nelle dieci pagine a sua disposizione, e quindi il giudizio può essere compiutamente dato almeno per quelli che, fino a quel momento, il lettore ha avuto modo di leggere. Comunque, l’obiezione di metodo è abbastanza fondata (non del tutto: con quale metro, ad esempio, si giudica un serial? Si aspetta la fine della quattordicesima puntata, oppure si può esprimere un parere dopo aver visto la seconda?); per quello che ti può interessare, ti dico che, di sette racconti, se ne salva uno, il che conferma il giudizio iniziale.
    Andiamo oltre. Tu scrivi che sono guidato da un moralismo che mi fa considerare con sospetto questi racconti, perchè so che sono stati pagati. Ascolta, ho quasi trentott’anni, faccio marketing da dieci, ho un livello di intelligenza e cultura medio – ergo, quel tanto che basta per sapere che buona parte di ciò che si legge/guarda/ascolta è realizzato su commissione. La cosa non mi fa nè caldo nè freddo: leggo/guardo/ascolto e poi dico “mi piace/non mi piace”. Tutto lì.
    Il punto che, mi pare, ti è sfuggito è un altro. Quel libro si presenta come un’operazione pubblicitaria; gli scrittori si prestano, dietro compenso, a fare i testimonial di quell’operazione; in cambio, ricevono a) soldi e b) la possibilità di esprimersi con una certa libertà (almeno, questa è la mia impressione: non ho letto marchette palesi). Bene. Io, da lettore, ho l’impressione che questi scrittori abbiano preso i soldi – loro diritto, e mi auguro che siano stati ben retribuiti, come dovrebbe essere per ogni lavoratore – ed abbiano dedicato a quel lavoro una mezz’oretta del loro tempo, mica tanto di più. Sono racconti brutti, sciatti, tirati via in fretta: sapendo cosa c’è dietro, viene da pensare ad un approccio “prendi i soldi e scappa”.
    Niente di più, caro/a Una domanda: qui non c’entra nulla la realizzazione su commissione, c’entra la qualità di ciò che è stato stampato e pubblicato. Che, per me, è bassa assai. Se leggi con un filo di attenzione in più il post (e so che puoi farlo), non trovi giudizi morali, bensì “estetici”; e infatti, scrivo “c’è modo e modo di guadagnarsi i soldi”, mica ho scritto che avrebbero dovuto lavorare gratis.
    A presto.