< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • Il giusto, il nobile, l’utile
  • Mi chiedevo
  • Sapone
  • Di isole e futuro
  • Sulla mappa
  • Nulla da vedere
  • February 2009
    M T W T F S S
     1
    2345678
    9101112131415
    16171819202122
    232425262728  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    07/02/2009

    Creare il peggio perchè qualcuno goda il meglio

    Filed under: — JE6 @ 11:49

    C’ero anch’io, quella sera di tre anni fa, al Teatro Litta ad ascoltare Luca che intervistava Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. E ricordo di essere stato anch’io colpito da quel suo racconto, non perchè speciale e unico, ma proprio per il motivo opposto – per essere un racconto nel quale quasi chiunque si poteva riconoscere: si stavano succedendo le solite dichiarazioni di politici davanti alle servili telecamere del Tg, e scorato dalla loro inconsistenza e pochezza, Lorenzo si trovò a dire ad alta voce: “Sono tutti uguali…”. E subito si batté una mano in fronte preoccupato: “Che ho detto…”.
    In questi anni mi sono spesso venuto a noia, rendendomi conto di aver progressivamente perso le speranze in un futuro migliore per questo paese e, di conseguenza, per me e per le persone alle quali tengo, aggiungendo alla disillusione il lamento e il borbottìo. Avrei voglia di essere capace di dire una frase come quella che suggerisce Luca al termine del suo post di ieri – “non siamo mai stati un grande paese, ma cominciamo a esserlo” – ma so che suonerei falso a me stesso, e quindi a chiunque avesse la discutibile fortuna di ascoltarmi. Mi vergognerei, in buona sostanza; ma questo sarebbe il meno. Il fatto è che mi sono vergognato, mi vergogno e mi vergognerò anche per conto terzi, ascoltando questo e quel presunto leader sostenere un concetto simile: semplicemente, perchè ho in orrore le bugie smaccate. Non solo non siamo un grande paese: non possiamo esserlo. Ne siamo costituzionalmente incapaci, ci mancano i requisiti: a tutti e a ciascuno.
    E allora, che si fa? Ci si arrende?
    Beh, sì. Sì, ci si arrende. Io è un po’ che ci penso. So quali sono i miei limiti, limiti privati e limiti pubblici. Mi guardo intorno, e senza nessuna soddisfazione trovo che quei limiti sono largamente diffusi. Stiamo socialmente scivolando nel baratro, e quando pensiamo di aver toccato il fondo ci mettiamo a scavare. L’unica cosa che possiamo fare è provare a cadere senza farci troppo male, è provare a rallentare la discesa. Arriverà un momento in cui la situazione si farà insostenibile, nel quale la catastrofe non solo sarà inevitabile ma sarà avvenuta, realizzata, completata: oggi l’Enola Gay ha sganciato la bomba e questa sta cadendo, ma domani, o dopodomani, o fra cinque anni quella bomba farà boom. Ecco, a me tutto sommato interessa poco schiantare colpito dall’atomica che ci siamo costruiti con le nostre stesse mani; mi interessa che non ci rimetta mia figlia, e questo potrà avvenire solo se lei non sarà qui, solo se lei sarà – sola, senza di me, senza sua madre – da qualche altra parte, se non si troverà ad Hiroshima o a Nagasaki ma in un altro posto, al sicuro. Spero di avere il tempo per fare quello che c’è da fare perchè ciò avvenga, spero che la bomba esploda dopo che lei abbia avuto il tempo di capire, e prendere la decisione di andarsene. Sto contribuendo a preparare le cose perchè facciano così schifo che lei non veda altra soluzione per se stessa che prendere e scappare, sto creando il peggio perchè lei goda il meglio. Mors mea, vita tua – good night, ang good luck.
    Wittgenstein

    6 Responses to “Creare il peggio perchè qualcuno goda il meglio”

    1. Camillo Says:

      A 18 anni pensi di poter cambiare il mondo, 30 anni dopo sono decisamente soddisfatto che il mondo non sia riuscito a cambiare me. Si vive in una continua ricerca del modo più decente di sopravvivere, per non farsi trascinare giù nel gorgo. Si costringono i figli ad imparare l’inglese perché, magari, possano avere migliori chances di quante ne abbiamo avute noi. O perché siano in grado di afferrarle quando passano. Si vive alla giornata, si spera, non si programma un granchè… ma ci si rifiuta di farsi abbattere.

    2. lapiccolacuoca Says:

      Me ne sono andata da piu’ di 1 anno e mezzo. Credo di aver fatto la cosa giusta. Da lontano avendo la figlia che studia in una scuola internazionale credo di aver agito al meglio. Rimane il fatto che da lontano le cose appaiono ben peggiori e mi stupisco del totale intontimento italico generale. E soprattutto mi stupisco dello sbaraglio di tutta una generazione. Come se tutto fosse perduto e non ci fosse nessun futuro. Ho capito perche’ il fascismo e’ durato 20 anni. Quando l’ho studiato non mi capacitavo che vi fosse stata un’opposizione tanto minoritaria. Adesso vedo e capisco. Da lontano pero’. E non ho un briciolo di nostalgia. Anzi. Vivo una condizione da emigrante ma e’ come se mi fosse volontariamente esiliata. E sono d’accordo con Camillo: mi rifiuto di farmi abbattere.

    3. Sir Squonk Says:

      Mah. Sì, forse è vero, forse pure io – a fatica – rifiuto di farmi abbattere. Ma: so che verrò abbattuto, e so che lo sforzo che faccio è puramente egoistico. Mi chiedo se non valga la pena fare come la madre di Mosè – io non ho speranze, ma tu, figlio mio, vai, vai, vai, non importa se senza di me.

    4. lo zoppo Says:

      vi trovo un po’ melodrammatici.
      primo, le fondamenta costituzionali di questo paese tengono, nonosante le picconate e le mazzate che gli vengono vibrate da almeno 15 anni. il gesto di napolitano di ieri ne è la riprova.
      secondo, può capitare, può esistere, si può ammettere come concepibile che in italia la chiesa, la religione, il cattolicesimo pesino di più che in molti altri paesi europei. ci sono ragioni storiche, secoli di storia, uno stato nazionale ancora giovane, il vaticano piantato in mezzo alla capitale, che spiegano questo fenomeno. questa cosa ci è capitata, va gestita senza farne drammi. il problema oggi è più acuto, purtroppo, per via di ratzi e di ruini, ma non sarà sempre così,
      terzo, capita perfino di vedere aspetti positivi nella situazione italiana. pensate alla scarsità di indebitamento privato nella situazione economica di adesso. è un segno di robustezza del sistema economico privato che in altri paesi si sognano. pensate all’imprenditorialità diffusa, altra cosa che altrove si sognano, perchè alle brutte fallisce qualche piccolino ma è difficile che venga giù il paese tutto di botto. (si spera).
      poi c’è berlusconi. questo è un fottuto problema serio, mica tanto per lui che pure fa senso, ma perchè impedisce alla destra di svilupparsi in modo normale, e pure alla sinistra. occorrerà cercare di contrastarlo ancora, sarà fondamentale che non diventi presidente della repubblica, ma finchè becca i voti che becca c’è poco da fare, purtroppo. sono gli altri a doversi svegliare.
      ragioni per scoglionarsi ce n’è parecchie ma ragioni per credere in questo paese ce n’è ancora un po’, mi sembra.

    5. giu Says:


      quinto, se me lo concedete, c’è chi ancora pensa ed è capace di non essere d’accordo. Anche se sgolarsi in mezzo agli zombi non sembra molto utile prima o poi un modo efficace lo troveremo: in fondo in italia c’è della genialità genomica.

    6. Vivere in questo Paese | Ludik – di Luca Di Ciaccio Says:

      […] Altri commenti a proposito da Mantellini e Squonk. […]

    Leave a Reply