Greetings from New York ’09 – Where do we go from here
Io ho questa fissa dei posti dai quali la gente parte, e nei quali la gente arriva. Aeroporti, stazioni ferroviarie, stazioni di pullman, cose così. E allora cambio programma – non che ne avessi uno vero e proprio, ché alla fine il programma è sempre lo stesso, iniziare a camminare e poi farsi venire qualche idea senza nemmeno usare più guide e cartine – e vado al Grand Central Terminal. Passo in mezzo alla gente che inizia a tornare a casa dopo la giornata di lavoro, guardo la coda alla biglietteria, osservo l’enorme soffitto dal quale pende una bandiera americana e sul quale sono raffigurati alcuni segni dello zodiaco, salgo e scendo dalle due grandi scalinate laterali, seguo il flusso per andare ai binari dal 100 al 117, mi perdo nella folla che si sposta con un obiettivo preciso perché io l’obiettivo non ce l’ho, mi ritrovo nel mercato interno dove una ragazza mi offre mezzo grissino con una fetta di San Daniele avvolta intorno, resisto alla tentazione di salire su un treno qualsiasi per vedere l’effetto che fa. Stare dentro Grand Central è come stare dentro un motore acceso, vedi il movimento frenetico e continuo, è come guardare una puntata di SuperQuark – di quelle che ti fanno vedere il corpo umano dall’interno e tutto si muove senza sosta perché solo così riesce a rimanere vivo. Il bello è che Grand Central sta a due passi da Bryant Park, che è il posto dove invece la gente si ferma, si siede ad un tavolino oppure sugli scalini, dove ci sono i libri che puoi prendere gratuitamente per fermarti a leggere, dove – sarà un’impressione mia, non so – tutti abbassano il tono della voce, dove vengono organizzati i corsi di yoga e di knitting, dove Manhattan sembra prendersi una pausa da se stessa per ricaricarsi e riprendere a muoversi. Mentre scendo in metropolitana mi chiedo dove sto meglio tra questi due posti, tra Grand Station e Bryant Park, e mi rendo conto che non ce l’ho una risposta e che anzi sarebbe stupido averla, perché uno tiene in vita l’altro e non potrebbe essere che così.
June 17th, 2009 at 14:26
Una fissa che ho anch’io.