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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    22/04/2010

    Egoisti nati

    Filed under: — JE6 @ 22:07

    “E non era nemmeno uno di quegli egoisti nati le cui premure per il prossimo non sono che un espediente per mascherare l’ansia cocente per il dolore che provano in prima persona e che, a dispetto di qualche breve sollievo, non li abbandona mai: il dolore, greve fardello su spalle inesperte, che costituisce il prezzo della consapevolezza”.
    E’ solo questione di energie. Quelle che uno ha dentro, e che butta fuori. Se sia egoismo, come scrive Richard Mason, è difficile a dirsi; questione di punti di vista. Ma se sei così, vai avanti finché puoi – è più forte di te, e comunque pensi di doverlo fare perché è la sola cosa giusta. E’ che nei vasi comunicanti della vita, quel che metti da una parte lo togli dall’altra – fino a quando una sera ti trovi stremato e con il nulla in mano, con il dolore che costituisce il prezzo della consapevolezza seduto sul divano, a un metro da te. Dicono che ci voglia gente così, per fare andare avanti la baracca: gente così, che poi si siede, e guarda gli altri andare avanti, che si allontanano.

    “Cerca di stare bene”

    Filed under: — JE6 @ 07:00

    A volte capita che passi una bella serata – niente di speciale, semplicemente quello che augureresti a te stesso – e tra i baci e gli abbracci finali vengono fuori a mezza voce queste quattro parole: “Cerca di stare bene”. Le diciamo tutti non per posa né per abitudine, ma con convinzione, le diciamo tutti per sentircele ripetere con altrettanta partecipazione e rispondere con una specie di sorriso indifeso “Sì, ci provo”. A volte capita che ti addormenti con questa sensazione strana addosso, perché sarebbe bello non aver bisogno di quell’esortazione, e pensi che ci sono dei momenti nei quali l’unione fa veramente la forza, anche se è un’unione di debolezze e inciampi e giornate di lavoro troppo lunghe e affetti faticosi. E’ una forza che dura poco, appunto il tempo di addormentarsi o quello che passa tra il risveglio e la colazione; ma c’è, e anche grazie a quella si va avanti.

    On writing

    Filed under: — JE6 @ 00:03

    Non ho mai creduto a quelli che dicono “scrivo per me stesso”. Tanto meno a quelli che lo dicono, e poi tengono un blog, pubblicano un libro, rilasciano interviste.
    Si scrive sempre per qualcuno. A volte capita addirittura di scrivere con qualcuno. Comunque, mettersi alla tastiera è come parlare a una persona, vedersela di fronte, cercare le parole per dirle quel che ci gira per la testa. “Raccontami una storia” – “Sì, eccola”. Si parte con quello e per quello. C’è chi riesce ad avere un interlocutore concreto ma immaginario, e con questo dialoga, e a lui parla e racconta. C’è chi invece lo fa con un soggetto preciso, una persona fisica in carne e ossa – non importa poi se quella sia presente o meno, quel che conta è saperla e sentirla vicina: e allora per lei fai tutto, butti fuori, scrivi, come raccontare una favola a tuo figlio. Ci vuole fortuna, perché le cose della vita le persone te le portano via, per scelta o per necessità o per caso, e allora ti ritrovi lì, con un pugno di parole in testa e nessuno a cui valga la pena dirle, pronte solo per il cassetto dei ricordi – o quello dei rimpianti.