In fondo alla statale
Alle otto della sera il paese sembra fermo come in un romanzo di Marquez. Una donna affacciata al balcone fuma una sigaretta guardandoci mentre scendiamo dalla macchina; quattro uomini giocano a carte, all’aperto, sfruttando gli ultimi minuti di luce naturale. Percorriamo la via che porta alla piazza della chiesa. La statale taglia in due l’abitato, ma c’è poco traffico, per l’orario e per l’autostrada che a pochi chilometri si porta via camion e automobili che un tempo salivano e scendevano per l’antica strada romana. Attraversiamo la piazza vuota, la punta del campanile prende un ultimo raggio di sole, c’è una stella cometa spenta appesa sopra un arco di mattoni e l’acqua ferma della fontana del monumento ai caduti. Cerchiamo un bar per un caffè, o una birra, e veniamo trafitti da un profumo pungente e inatteso. Ci guardiamo intorno, vediamo un cespuglio di mimose, rifacciamo il giro della piazza. Si sentono solo le nostre parole. Fa caldo, ma non troppo. Fa fresco, ma non troppo. Guardando in fondo alla statale sembra di vedere la primavera.