Greetings from London ’05 – 1. Vola tricolore
D’improvviso, il display mostra un’ora di ritardo. Pare che Alitalia, a sedici ore dal termine dello sciopero degli assistenti di volo, faccia ancora fatica a mettere insieme gli equipaggi.
Ed è tutto un fiorire di bastardi, figurati se prendo ancora Alitalia, è una vergogna, li metterei al rogo, e come fa a mancare il sempreverde froci, tutti quanti.
Poi, altrettanto d’improvviso, il display ritorna all’orario previsto; i bastardi tornano ad essere figli di buona famiglia, forse si volerà ancora Alitalia, d’altra parte fan tutti così e tutto sommato ‘ste hostess non son neanche tanto male, certo non son lesbiche.
Insomma, si parte, e le hostess non fanno nemmeno lo sciopero del panino di cui si legge sui giornali (anche se sarebbe stato meglio se avessero aderito all’agitazione sindacale, chè quel panino scamorza e melanzana grida ancora vendetta al cospetto del Dio McDonald’s), e io mi ritengo persino fortunato perchè la traffic congestion ci obbliga a stare venti minuti a volteggiare sopra Londra, a guardare le sue mille luci, i serpenti di automobili che così lunghi li ho visti solo dalla cima della Sears Tower di Chicago, i campi di calcio illuminati e non importa se questa sera non si vede la centrale elettrica di Animals, so che sarà lì per sempre, insieme ai maiali volanti e alle sei corde di David Gilmour. Poi si atterra, e come ogni volta mi viene la malinconia del bel gioco che dura troppo poco.