Greetings from Paris ’09 – La giostra
Mi fermo davanti a Gare Montparnasse per aspettare un amico. C’è tanta gente, il rumore del traffico e delle persone, il sottofondo acustico urbano a cui facciamo caso solo quando non lo sentiamo più. Sono tentato di comprarmi una crepe, per ingannare l’attesa, ma mentre sto per decidermi vengo distratto da un movimento nuovo. La giostra, quella che sta alle spalle del camioncino che vende dolci e bevande e anche lo zucchero filato. Mi rendo conto che era rimasta ferma fino a quel momento, e in effetti la piazza davanti alla stazione non sembra il posto ideale per portare un bambino a divertirsi; mi sposto di un paio di passi, guardo meglio e li vedo: avranno una trentina d’anni entrambi, tutti e due alti ma lui un po’ di più, vestiti da ufficio, giacca e cravatta lui, una specie di tailleur con il pantalone lei; sono saliti ciascuno su un cavallo, uno al fianco dell’altra, e si allungano l’uno verso l’altra, e si baciano assecondando il movimento dell’animale della giostra, quello di lui sale e lei allunga il collo mentre lui si abbassa, quello di lei sale e per un momento le due teste si ritrovano alla stessa altezza e poi subito una schizza verso l’alto e l’altra la insegue. Non sembrano due bambini, perché due bambini non farebbero questa cosa da film con Meg Ryan, sembrano solo due adulti che se ne fregano di tutto ciò che gli sta intorno, delle mille o diecimila persone che affollano la piazza, due adulti che si baciano e ridono come scemi, e vai a sapere chi è più scemo tra loro due, il sottoscritto che li guarda, e tutti gli altri che corrono e fumano sigarette.